Dettagli Recensione
L'umanità messa a nudo
Il Signore delle Mosche venne scritto da William Golding, uno scrittore inglese del XX secolo, nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale (1952) e sembra portare con sé le paure e gli orrori del conflitto appena terminato. È un romanzo di formazione che racconta l’avventura di un gruppo di bambini che dopo un incidente aereo si ritrova su un’isola deserta senza adulti. Sono costretti ad autogovernarsi, ma con il passare del tempo il male prende il sopravvento sui bambini. Nascono rivalità che porteranno il gruppo di ragazzi a dover affrontare eventi tragici.
L’ambientazione de “Il Signore delle Mosche” è realistica (l’isola) e ha valore simbolico. Questo luogo viene presentato ai protagonisti in modo forte e crudele, a causa dell’incidente aereo, e ciò rispecchia l’atmosfera che si crea sull’isola. Infatti, nei bambini, dopo un po’ di tempo passato sull’isola senza una forma di governo ben precisa, comincia ad emergere l’essenza cruda e selvaggia della natura umana.
Ogni personaggio presente nel libro rappresenta un esponente dei ruoli all’interno di una società: Ralph rappresenta il leader, Jack il boss, Piggy il braccio destro di Ralph e gli altri bambini il resto della comunità.
L’autore, con questo romanzo, riesce a mettere in risalto il contrasto tra il bene e il male e la visione pessimistica che ha dell’umanità, attraverso la narrazione delle avventure di un gruppo di ragazzi. L’abilità narrativa di W. Golding riesce a far trasparire questo messaggio senza esplicitarlo. Secondo lo scrittore, nell’essere umano non c’è niente di istintivamente solidale e buono. Già nel bambino si annida una cupa volontà di compiere il male, citando il testo: “L’uomo produce il male come le api producono il miele”.
Ciò che non mi è piaciuto è che la prima parte del romanzo è abbastanza lenta e con tante descrizioni, ma la seconda parte, al contrario, è più veloce ed avvincente e capace di attirare l’attenzione del lettore.
Questo romanzo fa trasparire la vera natura umana e fa riflettere su come non aver paura di saper attendere e non aver paura di essere vittima degli eventi. Infatti, soltanto trovando dentro di noi la possibilità di saper attendere, di saper trovare dei momenti in cui siamo in grado di fare la sintesi di tutto ciò che ci avviene intorno, avremo la possibilità: di interiorizzare le difficoltà che ci circondano, di farne coscienza e di non sentirci più dei naufraghi su un’isola che ricorrono alla violenza per trovare delle loro parti che sono rimaste nel bosco.
Questo romanzo lo consiglio a chi predilige i romanzi di formazione e di avventura. Pur non rientrando nei miei gusti letterari ho apprezzato questo romanzo perché in modo implicito, W. Golding è riuscito a trasmetterci il suo sentimento pessimista nei confronti dell’umanità.