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PENSIERI E PAROLE DI UN ANZIANO POETA
È la prima volta che leggo Cees Nooteboom, pietra miliare della letteratura nord europea e me ne sono innamorata dalle prime pagine. I più lo ricorderanno soprattutto per “Tumbas”, ma la mia scelta è stata dettata dalla curiosità suscitatami dalla presentazione e dalla copertina (e Iperborea cura molto anche l’aspetto grafico delle sue edizioni).
Lo scrittore mi incuriosisce non poco e mi sono procurata ben prima di terminare “533 Il libro dei giorni “ altri suoi libri, perché la sua lucida analisi del mondo che lo circonda, degli eventi del passato comune (Nooteboom ha 87 anni!) le sue riflessioni scritte in maniera così cristallina e a volte secca, mi sono veramente piaciute. Ha al suo attivo tantissimi libri, racconti di viaggio, poesie, romanzi.
Per quanto riguarda il libro in questione, ci sono dei cactus sulla copertina: i cactus e le piante sono ricorrenti nell’opera, rappresentano una sorta di mondo interiore che bisogna coltivare, seguendo la frase di Voltaire “il faut cultiver notre jardin”, ma non ne sono l’unico motivo.
Il libro non è un romanzo, non è neppure un diario, è una sorta di raccolta di appunti, pensieri e riflessioni dell’autore:
“Non è mai stata mia intenzione fare di queste annotazioni un diario, volevo spingermi all’interno, non più all’esterno. Lì ci sono stato tanto a lungo e tanto spesso. La sensazione di essere stato espulso dal mio tempo”.
Nooteboom è olandese, ha viaggiato tantissimo da giovane facendo gli autostop e da ben 65 anni passa una parte dell’anno sull’isola di Minorca dove coltiva un giardino di cactus, surfinie, ibischi ed ha una libreria stracolma di libri, compresi classici latini e greci, Dante e Leopardi, Proust, Joyce, Gombrowicz, Bernhard, Wilde, Canetti, Nabokov e tantissimi altri.
“Tutto è come l’ho lasciato a dicembre. Per sei mesi i libri si sono letti da soli, quel che vedo è il mio autoritratto da lettore. Vago dentro e fuori dai miei libri con l’arbitrarietà di chi vuole tutto e non sceglie niente, consapevole che tutto quello che si trova qui ha fatto di me quel che sono, anche i libri che non ho letto.”
Questo libro contiene i suoi pensieri sparsi raccolti in 533 giorni passati soprattutto sull’isola spagnola e in piccola parte nel Nord Europa e riflette il suo bisogno di rifugiarsi nelle sue riflessioni a “rimuginare su se stesso”, imparando dal giardino “inaspettate forme di attenzione”. Arrivato alla sua veneranda età può permettersi di parlare del mondo e della storia che ha vissuto senza peli sulla lingua, può parlare delle opere dei vari scrittori, tra cui alcuni conosciuti di persona (Durrenmatt), facendo inaspettati parallelismi e contrasti. Può esprimere senza riserve ciò che pensa di un’Europa, che ha sempre provato a diventare un’unica realtà ma va “sfrangiandosi ai bordi”.
“La Grecia è di nuovo avvolta nei velami di una menzogna politica; così non può funzionare e lo sanno tutti, l’Europa è spezzata prima ancora di essere mai stata veramente unita, il parlamento tedesco esegue una costosa e triste pantomima per far più bella figura sul libro della storia e quello olandese lo segue danzando ipocritamente. Nella Cina postmaoista la borsa del partito pseudocomunista fa tremare le borse capitaliste di tutto il mondo, mentre la Spagna avanza costantemente e a malincuore verso la propria lacerazione per appianare i conti in sospeso con un centralismo arrogante e corrotto”.
Ma tutto questo il suo giardino non lo sa. Anzi, non gli interessa, ha ben altre preoccupazioni! Il mondo, nonostante il progresso tecnologico, è sempre uguale a se stesso perché “gli occhi vedono ciò che sono abituati a vedere”, gli eventi più importanti spesso passano inosservati e si compiono un sacco di errori. Gli stessi della storia.
Nb. Il libro contiene bellissimi scatti di piante e insetti del suo giardino, fatti da Simone Sassen. La traduzione dal nederlandese è del bravissimo Fulvio Ferrari.
Si gode al massimo se letto lentamente.
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