Dettagli Recensione
Vite di carta
Credo che, tra le opere letterarie che ho letto, i racconti di Carver siano quanto più si avvicina alla "vita vera", soprattutto per quanto riguarda l'ambito familiare. Non è raro infatti, quando si pensa a una storia di Carver, immaginarsi un focolare in cui una o più coppie sono riunite a consumare una cena e discutere di un qualsivoglia argomento. Come fa ben notare Francesco Piccolo nella sua prefazione all'edizione Einaudi di "Cattedrale", spesso nei racconti di Carver non succede nulla e gli eventi davvero significativi o sono già accaduti (con evidente influenza sui personaggi) o sono ancora di là da venire, e magari il racconto in sé non è altro che la scintilla che li porterà a compiersi.
Ma noi lettori non vi assisteremo, e dovremo limitarci a immaginarli.
È palese, dunque, quanto non sia la storia narrata a svolgere un ruolo importante, bensì coloro che la popolano, le dinamiche che vengono a crearsi nei loro rapporti e la profonda umanità che ne traspare. È proprio su questa umanità che credo di dover porre l'accento più netto: i personaggi di Carver non sono eroi, né antieroi, né nemesi: non sono altro che persone normali i cui sentimenti, contraddizioni, stranezze, pregiudizi, virtù, difetti e tutto ciò che ci appartiene in quanto specie umana vengono descritte dall'autore in maniera divina. Racconti come “Una cosa piccola una buona”, "Da dove sto chiamando", “Febbre" o lo stesso “Cattedrale", oltre a essere probabilmente i più belli e toccanti, ne sono un esempio lampante. I personaggi ci vengono presentati all’improvviso e ci sembrano subito persone in carne e ossa, con una propria vita alle spalle di cui non sappiamo quasi nulla, eppure allo stesso tempo abbiamo la sensazione di sapere tutto, perché sono simili a noi in modo spaventoso. Nel breve stralcio di vita che condivideranno con noi, Carver sembra volerci dare gli elementi per sondarne l'animo e immaginare quel che gli riserverà il futuro, almeno nel medio termine. In fondo, in quelle poche pagine, abbiamo imparato a conoscerli un po' e possiamo azzardarci a indovinare quali saranno le loro scelte, anche se gli stessi personaggi non lo ammetterebbero neanche a sé stessi. Ma Carver ci ha addestrati anche in questo, a capire quando i suoi personaggi sono sinceri con sé stessi, e quando non lo sono.
Eppure, Carver non inventa nulla di incredibile. Non vi troverete davanti storie da mascella spalancata, né avvenimenti inspiegabili e misteriosi che possano tenervi incollati alle pagine con l’irrefrenabile voglia di sapere come va a finire; Carver ci tiene incollati raccontandoci la nostra stessa vita (non prendetemi alla lettera); quella vita quotidiana fatta di gioie, dolori, difficoltà, ansie, sollievo; tragedia e commedia. È questo a renderlo un autore unico, anche se questo tipo di unicità potrebbe non rientrare nei gusti del lettore in cerca di "evasione".
Ma una possibilità, a Carver, va data, e forse “Cattedrale” rappresenta la scelta migliore.
“Sono davvero grandi. Massicce. Sono fatte di pietra. A volte di marmo. Ai vecchi tempi, quando costruivano le cattedrali, gli uomini volevano essere vicini a Dio. Ai vecchi tempi, Dio era una parte importante della vita di ognuno. Lo si capisce da tutte le cattedrali che costruivano.”
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Commenti
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grazie, mi segno il tuo consiglio :)
non so se proprio tra i grandi grandi, ma sicuramente è un autore degno di nota.
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