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Dieci di noi
Nove donne scendono da un pulmino mentre una psicoterapeuta le osserva muoversi, celata dalla tenda di voile. E’ una bella mattina nei pressi di Santiago, le Ande si mostrano prepotenti mentre il gruppetto attraversa un parco che profuma di erba, tra magnolie e jacarande e fiori che ostentano ogni colore senza alcuna vergogna.
Giovani e meno giovani, ricche oppure provenienti dal ceto popolare, con piccoli o grandi traumi tutte anelano al modo per ritrovare la pace del vivere e rendere la loro esistenza un passo più felice.
Marcela Serrano dedica un capitolo a ogni donna, un tributo intimo e misurato che scava nel passato e nel presente di tante vite così diverse. E’ un’autrice che amo e qui come sempre non cela il suo timbro così profondamente cileno, deliziando lo scritto con descrizioni – seppur bevi – di un paesaggio che è un tutt’uno con la vicenda.
Splendida nell’addentrarsi nei profili femminili più maturi che si sciolgono con una naturalezza incantevole, nelle figure più giovani il risultato è meno incisivo.
La lettura scorre comunque piacevolmente ed è inevitabile non provare con coinvolgimento sincero, un’empatia diffusa con una o più di queste creature. Estranee eppure così vicine mentre si raccontano, bastano pochi istanti e sparisce la stanza mentre si schiudono dieci piccoli mondi differenti.
Sono tutte così belle, pensa Natasha, mentre sorride dietro la tenda.
Sono belle davvero, rifletto mentre sorrido anche io.
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