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Il signore delle mosche
 
Il signore delle mosche 2020-04-27 09:57:10 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    27 Aprile, 2020
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Involuzione della civiltà in 200 pagine

"Il Signore delle Mosche" è romanzo a tesi che rientra per molti aspetti nel genere della distopia classica, risultando idealmente vicino soprattutto a "La fattoria degli animali" di George Orwell con il quale condivide il passaggio dall'illusoria utopia, conseguenza di una situazione di improvvisa libertà (in un caso dal fattore Jones, nell'altro dagli adulti), alla violenta distruzione di ogni traccia di civiltà.
La trama, sfruttata da un moltitudine di romanzi successivi come "Battle Royale" di Koushun Takami o la trilogia The Hunger Games di Susanne Collins, ci porta su un'isola deserta dove -dopo un tragico incidente aereo- si trovano a naufragare un gruppo di ragazzini inglesi, senza alcun genitore o insegnante che possa vigilare su di loro. In un primo momento questa situazione sembra quasi idilliaca, con i bambini entusiasti di questo luogo incontaminato

«Accarezzò un momento il tronco di palma e, costretto alla fine a cedere alla realtà dell'isola, rise di nuovo di gioia e fece un'altra capriola.»

e dell'assenza di imposizioni esterne. Due ragazzi decidono di riunire gli altri usando una conchiglia, oggetto che diventerà ben presto simbolo della loro neonata società, tanto da perdere poi progressivamente colore con la scomparsa di limiti morali; infatti, inizialmente i protagonisti dimostrano un naturale ribrezzo nei confronti della violenza, com'è evidente nel loro primo incontro con uno dei maiali che popolano l'isola:

«Lo sapevano benissimo perché non l'aveva colpito: per quell'enormità del coltello che scendeva a immergersi nella carne viva, per quella cosa insopportabile, quel sangue.»

non passa però molto tempo perché la caccia diventi non solo accettata, ma anche vista come qualcosa di emozionante e più importante del fuoco per le segnalazioni o della cura dei piccoli.

«"Io ho continuato", disse Jack. "Li ho lasciati andare. Io dovevo continuare. Io..."
Cercava di far capire il bisogno che aveva d'inseguire e di uccidere, un bisogno irresistibile.»

La situazione si fa quindi via via più brutale, specialmente nel momento in cui i personaggi iniziano a considerare come vere delle paure irrazionali: ecco che un paracadutista precipitato nella notte diventa una bestia feroce da temere

«"Ma le leggi sono l'unica cosa che abbiamo!"
Ma Jack gli gridava contro, in piena rivolta.
"Chi se ne frega delle leggi! Noi siamo forti... siamo cacciatori! Se c'è una bestia, le daremo la caccia! [...]"»

o alla quale offrire sacrifici. Il ritorno ad un comportamento da primitivi fa sì che si perda anche il desiderio di essere salvati e lasciare l'isola, come capitava agli abitanti de "Il condominio" di J.G. Ballard, pur rendendosi conto del rischio concreto di poter morire lì.
Tutti i personaggi sono scritti con grande attenzione, anche quelli privi di nomi come i bambini più piccoli o l'ufficiale di marina, che si erge a giudice del comportamento dei ragazzi quando lui per primo ha un ruolo attivo in un mondo in guerra. Ovviamente tra i giovani naufraghi alcuni vengono caratterizzati maggiormente, come l'impetuoso Jack e il riflessivo Piggy ma soprattutto Ralph, dotato del carisma naturale del leader.

«[...] se qualcuno aveva dato prova di intelligenza era Piggy, mentre era ovvio che Jack aveva la stoffa del capo. Ma c'era qualcosa di eccezionale nella calma con cui Ralph sedeva immobile.»

I dialoghi sono il tallone d'Achille del romanzo, perché spesso risulta incomprensibile chi stia parlando e quale tono venga adottato, specie nelle scene in cui sono presenti molti personaggi; l'autore sembra non voler perdere tempo ad indicare le voci nelle conversazioni, come avesse troppa fretta di riportare ciò che viene detto.
Molto valide e suggestive sono invece le descrizioni dell'isola, e non solo; Golding non usa delle immagini troppo ricercate, puntando invece su in risultato immediato e più efficace: ecco come la luna calante si trasforma in un'unghia, il fulmine che brilla in cielo in una cicatrice e le fiamme in movimento da un ramo all'altro in uno scoiattolo salterino.
Il romanzo è ricco di simbolismi, concretizzati in diverse immagini evocative, ognuna con un significato da scoprire: la già menzionata conchiglia, il fuoco in cima alla montagna, la testa del maiale, la danza dei cacciatori. L'autore crea anche degli interessanti parallelismi, come nella scena in cui uno dei piccoli lancia della sabbia mentre poi vediamo Roger lanciare ben altro sull'inconsapevole Henry.

«Il braccio di Roger era condizionato da un civiltà che non sapeva nulla di lui ed era in rovina.»

Da notare anche come il solo a comprendere la realtà dietro le sciocche superstizioni sia Simon. Lui è l'unico a cercare di scoprire e poi comprendere la vera natura della bestia,

«[...] Simon si volse verso la povera figura spezzata che giaceva accanto a lui e ammorbava l'aria. La bestia era innocua e orribile: bisognava farlo sapere a tutti al più presto.»

ma al tempo stesso è il più folle di tutto il gruppo. La pazzia diventa quindi sinonimo di razionalità, mentre i sani hanno ceduto al loro lato bestiale.

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