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Una questione d'amore
Leggere, in special modo, imparare a leggere, impratichirsi della lettura è un’esperienza cruciale, fondamentale, delicatissima del percorso esistenziale di ognuno.
Perché la lettura è potere, la lettura trasmette esperienze, conoscenze, sensazioni non immediatamente rilevabili nel quotidiano e che però, alla fine, si presenteranno, e sapere, avere cognizione, possedere la cultura di ciò che è, che può essere e che sarà, avvantaggia l’individuo, lo protegge, lo educa e, in definitiva, gli insegna a vivere.
Importante è perciò amare la lettura, inculcare la curiosità che spinge a prendere in mano qualsiasi cosa di scritto, insegnare a leggere spontaneamente perché piace, e non per coercizione, perché è un compito a casa, un dovere da compiere.
Indicare, soprattutto con l’esempio, che la lettura, questo straordinario strumento di crescita e di vita, è amore; esso gratifica, rasserena, emoziona, regala le stesse, identiche sensazioni dell’amore, sotto qualunque forma esso si presenta nel corso dell’esistenza.
Non si creda che sia un compito particolarmente difficile, anzi: l’amore per la lettura è naturalmente innato in ogni bambino, perché l’amore per la lettura è sinonimo di curiosità, non esiste bambino che non sia curioso di per sé, per definizione stessa del termine bambino.
Siamo proprio noi genitori, senza neanche rendercene conto, a rafforzare nei nostri piccoli l’amore per la lettura. Quale papà, quale mamma, non hanno letto le fiabe ai loro bambini? Esiste, per esempio, tutto il rituale della favola della buonanotte, vero? Ebbene, in quei momenti il bambino legge. Legge con passione, con curiosità, condivide le emozioni e le sensazioni delle storie e dei protagonisti, s’innamora dei libri, li pretende, li preferisce ai giochi. Egli legge, ama la lettura. Certo, lo fa attraverso di noi: ma ciò accade perché non ha ancora gli strumenti, non ha cognizione della tecnica di lettura, non sa ancora leggere, allora approfitta della nostra, che è lì, disponibile, alla sua portata, e noi adulti ce ne sentiamo gratificati sì, ma purtroppo anche affaticati ed annoiati.
Per cui, quando il bambino impara i rudimenti della lettura, commettiamo un errore madornale: lo lasciamo da solo. Ormai può leggere da solo, pensiamo, che legga da solo, dunque, e noi ci riprendiamo il tempo una volta dedicato alla lettura insieme. Ciascuna tecnica, agli inizi, costa fatica, tutto ciò che è ancora rudimentale, pesa: dimentichiamo troppo spesso, e troppo facilmente, questa verità. Se a ciò aggiungiamo che, da che mondo è mondo, la solitudine ha sempre spaventato ed annoiato il bambino, è inevitabile che ciò che un tempo era amore si trasforma, inevitabilmente, in noia, peso, insoddisfazione, disamore per la lettura. Imparare i rudimenti della lettura, dunque, non significa che il bambino ha completato l’iter formativo del leggere, non è, non deve essere, per il suo stesso bene, un’alibi per lasciarlo solo.
Leggere è amore, e l’amore non vuole individualismi, l’amore comprende l’altro, indiscutibilmente.
Leggiamo con lui, dunque, commentiamo ciò che legge con lui, stiamo insieme con lui. Non ci sarà da pentirsene.
Tutto questo, ed altro ancora, si può trovare meglio espresso in questo gradevole, breve ed agile volumetto di Daniel Pennac, uno dei più grandi educatori e pedagoghi contemporanei. Un testo edificante, per niente difficile o scientifico, che non dovrebbe mancare, a parer mio, nella biblioteca d’ogni educatore, e quindi d’ogni genitore.
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Commenti
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@Bruno bellissimo commento!
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