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La fine della fine della terra
 
La fine della fine della terra 2019-05-07 22:45:28 68
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68 Opinione inserita da 68    08 Mag, 2019
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Meditata consapevolezza e speranza lontana

La stesura di un saggio, ci dice l’ autore, è sempre uno specchio di se’, ma oggi è così difficile, nel veloce e superficiale mondo di twitter, consumistico, narcisista, impulsivo, nutrirsi e trasmettere una qualche profondità e complessità, linguistica e dialettica, che inverta una tendenza siffatta rispolverando un senso ormai sepolto o più atrocemente ignorato.
Questi sedici brevi scritti sono il risultato di eterogenee esperienze decennali, la rappresentazione di uno spaccato di vita, riflessioni personali e collettive su presente e futuro e su un destino climatico da tempo indirizzato ad una via di non ritorno.
Due elementi distinti e complementari in un’ epoca definita “ antropocene “, un Franzen ai più sconosciuto, ambientalista e birdwatcher, appassionato osservatore ed elencatore di specie aviarie anche in via di estinzione, assertore della necessità di salvare specie indispensabili al mantenimento dell’ ecosistema ed un Franzen scrittore, ai più noto, dai primi passi post laurea all’ interno del mondo letterario con deviazione su saggistica e giornalismo per tornare a coltivare il proprio destino.
C’è una dimensione privata, naturalistica, da osservatore instancabile, che guarda alla natura con occhio attento, sapendo che solo considerandola come un insieme di specifici habitat minacciati e non come una astrazione moribonda si potrà impedire il completo snaturamento del mondo.
In questo contesto si alimenta un continuo ed imprescindibile dibattito culturale su inquinamento, progressivo innalzamento della temperatura del globo, aumento delle emissioni di CO2, biodiversità, conservazione ambientale, con esplicito riferimento a quelle sovrastrutture politico-economiche affacciate solo su presente e denaro. Si parla di inciviltà, di cacciatori e bracconieri, di consumismo sfrenato ed inconsapevole, di danni ecologici permanenti, dello sterminio indiscriminato e noncurante, anche in difesa di principi apparentemente ambientalisti, di importantissime specie ittiche ed aviarie.
E c’è il Franzen uomo e scrittore, che pone e si pone domande imprescindibili, a partire dalla ricchezza dei propri viaggi ed esperienze coltivate negli anni, di amicizie solidificate, concernenti una dimensione culturale ed umana, non antropocentrica, che abbraccia consapevolezza e responsabilità del singolo e degli Stati con un occhio rivolto al futuro.
Ed allora, in questi brevi scritti si respira un comune denominatore, una crescita personale e di civiltà che consegna lo scrittore ad una neo dimensione pubblica e privata.
Per questo il birdwatching diviene ogni volta un’ esperienza unica nel luogo dove ci si trova e non solo una lista di nomi da spuntare, un “ giuoco “ affascinante dal fallimento inevitabile e l’ amore per gli uccelli è amore per la loro radicale alterita’ considerandone l’ indifferenza per l’ umana specie che non è’ la misura di tutte le cose ( come vorremmo credere ).
Se potessimo vedere tutti gli uccelli del mondo vedremmo il mondo intero, consegnarli all’ oblio significa dimenticare di chi siamo figli.
Ma c’è anche, nel corso degli anni, un viaggio introspettivo e formativo esplicato dall’ amore per lettura e letteratura, che si nutre di solitudine, attesa, silenzio osservante, una conversazione che prevede una solitudine inesistente nell’ era degli smartphone e di Twitter, che ci consegnano ad un inevitabile senso di noia, oggi così temuta, momenti in cui si coltivano pazienza e rassegnazione.
In Franzen vive un mondo critico ( assai acuto il saggio su Edith Wharton ), consapevole, dubbioso, pensante, culturalmente attivo, recalcitrante a stereotipi e cliché, anche erroneo, ma sempre in viaggio e profondamente vivo, un mondo che sa “volare “ con la mente e che si commuove continuamente ammirando il miracolo del “ volo “ delle innumerevoli specie aviarie.

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