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La fine della fine della terra
 
La fine della fine della terra 2019-04-14 15:08:18 annamariabalzano43
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Stile 
 
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    14 Aprile, 2019
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Volare è il sogno segreto dell’uomo.

In questa raccolta di sedici testi, Jonathan Franzen tratta con lucidità ed obiettività del pericolo concreto che l’umanità tutta sta correndo di estinguersi nella sua irrazionale e mal programmata corsa verso un progresso irresponsabile. Non si tratta di una posizione retriva nei confronti del giusto progredire della scienza, che sarebbe follia fermare ad un pregiudizievole stallo, quanto piuttosto di una disamina di quanto possa essere dannoso non considerare i reali rischi di una programmazione superficiale ed egoistica. Non c’è dubbio, sostiene Franzen, che molti, troppi danni sono già stati inflitti alla natura e in generale al mondo che ci circonda. Le stime statistiche sono persino indulgenti rispetto a quella che è la realtà. “Lo scienziato che prevede con sicurezza un riscaldamento di cinque gradi entro la fine del secolo, potrà magari dirvi, in privato, davanti a una birra, che in realtà se ne aspetta nove.”
Il discorso di Franzen parte da una considerazione puramente letteraria per poi affrontare l’argomento da una posizione più specificamente naturalista.
Consideriamo, egli dice, quanto si sia diffuso l’uso del tweet, conciso, rapido ed efficace nel comunicare opinioni, idee, considerazioni. La velocità del tweet entra certamente in competizione con la lunghezza dell’articolo o del saggio, tuttavia non permette l’approfondimento del tema, lascia ogni argomento ad un livello di superficialità che non è di aiuto né alla cultura né tanto meno alla politica. Che alcuni capi di stato affidino le considerazioni e le decisioni del proprio agire ai 280 caratteri ammessi dalla piattaforma twitter sembra essere persino poco rispettoso nei confronti di coloro che li hanno delegati a operare per gli interessi delle nazioni che rappresentano.
Dal punto di vista più specificamente naturalistico, Franzen affronta l’argomento da birdwatcher, da appassionato ambientalista che ha potuto constatare nei suoi frequenti e ricorrenti viaggi la scomparsa di numerose varietà di uccelli, vuoi per le conseguenze del riscaldamento del globo terrestre, assai più serio di quanto si dica, vuoi per quella indiscriminata e folle passione per la caccia. Basta prendere atto di quella realtà che ha portato all’estinzione di molte specie di uccelli nell’Europa dell’est, meta di turismo venatorio. “Oltre ai considerevoli danni immediati che provocano, i turisti della caccia italiani hanno introdotto il principio del massacro indiscriminato e nuovi metodi per conseguirlo, in particolare l’uso dei richiami registrati, catastroficamente efficaci nell’attirare gli uccelli. […..] Questa nuova sofisticatezza [..…] ha trasformato l’Albania in un gigantesco buco nero per le correnti migratorie dell’Europa Orientale: milioni di uccelli vi entrano e pochissimi ne escono vivi.”
Nella sua ansia di girare il mondo per constatare di persona le condizioni in cui versa il nostro pianeta, Franzen si spinge fino alla fine della fine della terra, col desiderio di vedere il pinguino imperatore. Si, gli uccelli per Franzen sono importanti e dovrebbero esserlo per ciascun essere umano perché a loro è concesso ciò che l’uomo ha sempre desiderato fare ma che riesce a realizzare solo in sogno: volare.

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Commenti

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Anna Maria, non ho mai letto il famoso autore, e non inizierei da questo libro perché non amo i racconti.
Non saprei proprio da dove cominciare, escluso "Le correzioni" di cui si è parlato fin troppo.
Benvenuti i suggerimenti. Grazie.
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