Dettagli Recensione
Primavera, estate, autunno e inverno.
Quattro sono le storie, suddivise per stagione, contenute in questa raccolta di racconti, classe 1982, di Stephen King.
La prima si intitola “L’eterna primavera della speranza: Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank” ed è dedicata appunto alla speranza. È la narrazione di un uomo che viene condannato alla prigione ingiustamente per un crimine efferato – e più precisamente per la morte della moglie e dell’amante – che non ha commesso ma che mai, mai, mai smette di credere in un domani diverso. La fiducia per un futuro migliore, per una possibilità di cambiare la propria condizione, la possibilità di avere un riscatto per l’ingiustizia subita, sono una costante che non muta nel suo essere, anche quando è costretto a subire vessazioni e soprusi dai compagni di agonia, anche quando è costretto a chiudere gli occhi innanzi alla crudeltà e alla meschinità di chi detiene il potere. Ma è anche una storia di amicizia, un legame che riesce a nascere e fiorire proprio nella più impensabile delle circostanze. Da questo racconto è stato tratto anche il bellissimo film “Le ali della libertà” con i magistrali Tim Robbins e Morgan Freeman di cui consiglio la visione.
La seconda storia, titolata “L’estate della corruzione: Un ragazzo sveglio”, crea un ponte di contatto tra due personalità tra loro lontanissime: un adolescente e un ex scienziato nazista. Il rapporto che si instaura è dettato dalla situazione, è forzato, non volontario e porterà all’incontro di due menti malate accomunate da realtà complesse, vacue, difficili da delineare e da comprendere.
La terza dal titolo “L’autunno dell’innocenza: Il corpo” (da cui è stato tratto il film “Stand by me – ricordo di un’estate”) è la descrizione della crescita dei protagonisti che vivono, all’inizio del componimento, in quella fase in cui non sei più un bambino ma non sei nemmeno un adulto. Siamo nel Maine e oggetto della loro spedizione è quella di trovare un cadavere per ottenere fama e successo.
La quarta intitolata “Una storia d’inverno: Il metodo di respirazione” ha ad oggetto la tematica dell’amore materno che supera ogni ostacolo. È forse l’unico racconto di genere inserito ma ha la caratteristica di ricordare quel King amante del paranormale che spesso abbiamo rincontrato.
L’opera è caratterizzata da una penna asciutta, mai prolissa, nonché ricca di dialoghi sia interiori che esteriori a cui si affianca il ruolo determinante detenuto dalla morale. Ogni racconto ha un suo perché, un suo messaggio che non lascia indifferenti perfino quando quella determinata vicenda non è particolarmente incline a noi. Tra tutte ho veramente amato “L’eterna primavera della speranza: Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank” che ho trovato più affine al mio animo attuale, che mi ha fatto commuovere e invitato a non perderla quella speranza per un domani diverso e migliore che nel presente sembra invece essere una mera utopia.
È un King differente da quello degli ultimi romanzi e dai testi più famosi, tuttavia, non fatica a farsi riconoscere e apprezzare anche da chi come me non è una gran passionista dei suoi scritti.
Un libro che mi è capitato per caso tra le mani (l’ho trovato abbandonato per terra in una delle tante vie della mia cittadina) ma di cui consiglio la lettura a tutti coloro che necessitano di un qualcosa che sappia trasmettere emozioni positive.