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Percorsi paralleli ed inversi...
Il progressivo decadimento delle proprie facoltà mentali quale perdita d’ identità ed imbocco di un tunnel senza uscita, annientamento definitivo della propria essenza, labirinto di una mente confusa, ineludibile sparizione dei propri tratti definenti.
Questo è il lungo viaggio verso l’ ignoto, circondati dallo sguardo giudicante di chi ci è vicino e che un giorno non riconosceremo, occhi increduli, arrabbiati, imbarazzati, preoccupati, apprensivi per quello che è e che presumibilmente non sarà’, l’ansia ripetuta del presente, un futuro mutevole ed imprevedibile, amnesico, doloroso, pericoloso.
Questa è la nuova identità di Zvi ( cervo ) Luria, ex ingegnere civile in pensione, uomo da sempre razionale, metodico, una vita costruita su memoria, numeri, successo lavorativo e riconoscimento sociale, oggi condannato ad un ruolo da comprimario, fagocitato da quella odiata parola, “ demenza “, che nessuno vorrebbe pronunciare ma che gradatamente assume i tratti di un foglio bianco e la paura di un vuoto onnipresente.
Dimenticanze, scambi di persona, volti senza nome, gaffe, umiliazioni, dolore, incredulità, e quella macchia cerebrale che poco dice ma che continua ad estendersi, spada di Damocle tra presente e futuro.
C’è un altro tunnel, reale e simbolico, ancora da costruire, una inversione di rotta per ridare un nome ed una identità ad uomini che l’ hanno persa, o mai posseduta, che desiderano un luogo dove stare, uscire dall’ ombra, essere riconosciuti, vivere e formare una famiglia, semplicemente amare ed essere se’ stessi, acquisire i diritti di un popolo.
Ed allora nasce e cresce un percorso parallelo, inversamente definente, semplici storie di uomini, un conflitto ( israeliano-palestinese ) senza soluzione apparente, una malattia senza possibilità’ di ritorno, identita’ significanti, un senso comune condiviso, ciascuno immerso nel proprio dolore.
Che cosa definisce lo stato di malattia se non immagini lette e rilette, interpretabili, in questo caso ancora piuttosto vaghe?
Ed allora Luria ha l’ opportunità, negatasi durante la propria integerrima carriera lavorativa in quella distinzione tra pubblico e privato da lui orgogliosamente e ostinatamente protratta, di esplorare l’ ignoto, di entrare in un presente ignorato, aiutando sé e gli altri, condividendo esperienze di vita, sentendosi utile per sentirsi vivo, consegnando agli occhi altrui la propria legittimazione.
Come sempre sarà la grandezza dell’ amore a restituire speranza e dignità, un amore che possiede forza ed autenticità ( quello tra Luria e la moglie Dina ) e che consegnerà serenamente al proprio destino.
Un romanzo forte, intenso, ritmi appositamente rallentati e lenti ad assecondarne i contenuti, un tempo al presente che scandisce il significato e la sensazione di una progressiva perdita di senso.
Dialoghi intensi, situazioni di imbarazzo stemperate da un sottile sarcasmo, vuoto e caos alternati a presenze e memoria in un bilanciamento caratterizzato da un percorso interiore profondo quanto definente.
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