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"Sono nato con la camicia"
“Le lettere del sabato” è un piccolo libro leggero come una piuma ma forte come un pugno nello stomaco. E’ una storia di amore paterno, immenso, che si scontra con la Storia, quella con la s maiuscola, con il nazismo, con le deportazioni, con il razzismo. Siamo nel 1938 e il piccolo Peter si trasferisce dall’Ungheria, dove viveva con il nonno paterno, a Berlino dove abita suo padre Lazlo. Tutto ciò che succederà noi lo vivremo attraverso il racconto e gli occhi di Peter, quindi dal punto di vista di un bambino; conosciamo così tutti i personaggi del suo piccolo mondo, i vicini di casa, il negoziante a piano terra e la sua governante Thea. Ma siamo nel 1938 e Hitler ha preso il potere così si inizia con piccoli episodi di intolleranza nei confronti di chi non è tedesco (al punto che Lazlo non ordina al bar per paura che si senta il suo accento ungherese) e si arriva alla tristemente famosa Notte dei Cristalli. Non essendo più sicura Berlino Lazlo rimanda allora suo figlio in Ungheria dal nonno perché Peter è ebreo da parte di madre; è veramente toccante vedere come un bambino che non sa cerca però di capire -“Papà io l’ho mai visto un ebreo?”- ma viene anche manipolato -“ Gli sta bene, vero babbo?”-.
Lazlo promette così a Peter che gli scriverà una lettera a settimana fino a che non tornerà a riprenderlo. Le lettere arrivano tutti i sabati, scritte con la calligrafia quasi illeggibile di Lazlo al punto che sarà il nonno a leggere queste lettere al bambino. Passano così i mesi, la Germania entra in guerra e si avvicina anche all’Ungheria. Le lettere continuano però ad arrivare anche se ora sono più leggibili essendo scritte a macchina e Peter può leggerle da solo. Mi fermo qui con la trama aggiungendo però che il finale è veramente commovente anche se tragico.
Molto bella è la figura di Lazlo sognatore, appassionato, amante della vita, coraggioso, che lascia un’eredità d’amore al figlio; nonostante il carattere burbero anche la figura del nonno è ricca di sentimento, di vero amore sia nei riguardi del figlio Lazlo che però sente quasi estraneo, sia nei riguardi del nipote Peter. Le lettere del titolo che settimanalmente arrivano a Peter sono del Sabato perché giorno di festa per gli ebrei: è così infatti che Lazlo vuole lasciare al figlio l’identità ebraica che gli aveva sempre taciuto e l’insegnamento a pensare con la sua testa.
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