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Il cappotto
 
Il cappotto 2018-08-10 11:03:14 Sweetaless
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Sweetaless Opinione inserita da Sweetaless    10 Agosto, 2018
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Non era tardi per ribellarsi

L’abilità di Gogol nel ritrarre a tinte fosche la mediocrità umana spicca in un racconto breve, il cappotto. Nella gelida Pietroburgo di metà ottocento si consuma il dramma della quotidianità attorno alla figura di Akakij Akakievic Basmackin, impiegatuccio di basso profilo che nella monotonia del lavoro conduce una vita priva di soddisfazioni. La penna acuminata del grande Gogol, nonché la vicinanza al realismo ottocentesco emergono nella scelta del nome,che in sé contiene l’epilogo stesso del racconto; Akakij, di etimologia greca, sottolinea l’incapacità del protagonista di far del male ad altri e la mancata ribellione. Basmackin, termine russo, indica in senso lato la sottomissione. Il protagonista è dunque succube del destino, a lui funesto. Trascorre una vita lineare, indurita forse dalle beffe dei colleghi e dal bassissimo salario, finché il gelo dell’inverno russo inaspettatamente interrompe la monotonia della sua esistenza. La necessità di riparasi dal freddo conduce Akakij alla porta di Petrovic, sarto di fiducia, affinché egli possa riparare un vecchio soprabito, ormai logorato dal tempo. Ed è proprio in questo istante che la genialità di Gogol mette in scena il dramma, grottesco, dell’impossibilità. Il vecchio cappotto non può essere rattoppato, bisogna acquistarne uno nuovo per sopportare le intemperie russe. L’incredulità iniziale si trasforma in non accettazione e sfocia nel tormento. Akakij con fatica riesce a raggiungere la somma per il nuovo cappotto: una novità nella buia linearità. Il cappotto dunque diviene il sogno raggiunto e riscalda l’animo penoso dell’anonimo impiegatuccio. La condizione di Akakij sembra destinata a cambiare; i colleghi interrompono ogni genere di scherzo, per celebrare, non privi di stupore, l’ottimo acquisto. Qui Gogol si abbandona ad una descrizione tragicomica della festicciola e dello stato d’animo di Akakij destinato ad un cambiamento repentino. Terminata la festa si dirige verso casa, riscaldato dal vino e dal cappotto ma imboccata una strada che era meglio non percorrere si ritrova esposto al gelo della neve e della sorte: privato del cappotto. L’incredulità riaffiora, fortissima. Il peso del fato ingiusto grava su Akakij e nella Russia gogoliana accade qualcosa di irreale. Un finale del tutto inaspettato: il fantasma di Akakij sul ponte di Pietroburgo alla spasmodica ricerca di un cappotto.

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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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Stupendo racconto.
Concordo. Racconto stupendo, e anche estremamente attuale. Quanti "importanti personaggi" ci sono ancora oggi al mondo a umiliare il prossimo e a impedire il riscatto esistenziale di tanti poveri cristi come Akakij (poveri, disoccupati, malati, disabili, immigrati...). Immenso Gogol!
In risposta ad un precedente commento
Sweetaless
14 Agosto, 2018
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Concordo,un gioiellino!
In risposta ad un precedente commento
Sweetaless
14 Agosto, 2018
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Esattamente! Una spiacevole constatazione dell'umanità o parte di essa
4 risultati - visualizzati 1 - 4

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