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Ranocchio salva Tokyo
 
Ranocchio salva Tokyo 2017-11-16 20:11:20 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    16 Novembre, 2017
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Coraggio e senso di giustizia salveranno il mondo

I racconti di Murakami ci proiettano in un mondo al confine tra immaginazione e realtà rendendoci difficile distinguere l’una dall’altra e evidenziano l’inganno in cui conduciamo le nostre vite.
In “Ranocchio salva Tokyo” il protagonista Katagiri è un piccolo borghese che non spicca né eccelle per le sue qualità. E’ un piccolo uomo mediocre, scrupoloso nel suo lavoro, che si distingue solo per il suo senso di giustizia. È nel suo delirio onirico che egli si confronta con il gigantesco Ranocchio che chiede il suo aiuto per salvare Tokyo da un devastante terremoto che sarà provocato da un disgustoso enorme lombrico che dimora in profondità sotto la città. La lotta tra il bene e il male, tra giustizia e iniquità sarà combattuta fisicamente da Ranocchio con l’appoggio morale di Katagiri.
“Come dice Nietzsche, la saggezza più grande è non avere paura” ricorda Ranocchio. Ed è questo l’atteggiamento di Katagiri nell’ esigere i crediti per la società finanziaria per cui lavora. Qui è palese la critica di Murakami nei confronti di certi ambienti della finanza che troppo spesso portano avanti un gioco duro e senza scrupoli.
La battaglia tra il male e il bene sarà uno scontro violento tra il buio e la luce. “Questa cruenta battaglia si è svolta tutta nell’immaginazione. È quello il nostro campo di battaglia. È lì che vinciamo e siamo sconfitti. Naturalmente siamo tutti esseri limitati e alla lunga finiremo per perdere. Però, come aveva intuito Hemingway, il valore definitivo della nostra vita non sarà determinato da come avremo vinto, ma da come avremo perso.”
Né è il solo Hemingway a essere citato da Murakami: egli fa riferimento alla Anna Karenina di Tolstoi e al Sognatore delle Notti Bianche di Dostoevskij per il grande significato simbolico dei personaggi.
Come da un lato Anna risolve il suo lacerante conflitto interiore, lanciando se stessa e i suoi sogni contro la brutale realtà della locomotiva, e dall’altro l’uomo di Dostoevskij viene abbandonato da quel Dio che egli stesso ha creato, così il mondo immaginario di Katagiri si scontra con quello reale, non meno terrificante, che egli identifica infine proprio con la locomotiva di Anna Karenina.

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