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Dignità umana e composta semplicità
Ciò che Dostoevskij diceva " Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol " definisce i tratti della novella, che assume temi e contorni poliedrici e camaleontici, di difficile collocazione all' interno di una palese linearità e semplicità narrativa. Tratti psicologici, sociali, morali, politici, metaforici, reale e fantastico miscelati in un concentrato di poche pagine .
Akakij Akakievic, in una Pietroburgo zarista dominata da una rigida e secolare posizione classista, simboleggia la mediocrità, impiegato in una burocrazia amministrativa irregimentata e senza possibilità di ascesa sociale. E' ignorato, invisibile e, peggio ancora, deriso persino dai propri colleghi, dedito ... " non solo con zelo, ma con amore "... al proprio lavoro di copista, specchio della sua personalità. Vive e si muove all' interno della limitatezza del suo mondo, devoto alla propria natura tra i binari di una ordinaria quotidianità.
È quello che sa fare e qualsiasi altro compito affidatogli si farà mistero rivelandosi impossibile e disatteso.
Sta sempre allo stesso posto, nell' identico atteggiamento, svolgendo la stessa mansione, ..." un impiegato che ricopiava, che non vedeva oltre le sue pulite righe "... non si concede la minima distrazione, si accontenta semplicemente della propria sorte e di un significato legato alla produttività.
Quella idea nata da una necessità, inizialmente invisa alle proprie tasche ed al proprio sentire, che prevede un allontanamento dal mondo conosciuto, quel cappotto divenuto improvvisamente indispensabile, quando il vento gelido scuote ed irrigidisce i volti infreddoliti dei pietroburghesi, diviene simbolo di individualità e riscossa personale, nuova pelle e fine supremo, autoriconoscimento e condivisione, possibilità di scelta e ribaltamento sociale, acquisendo significati del tutto inattesi," umani ", coprendosi di aspettative e di ..." una idea amorosa, l' amorosa idea del cappotto "...
Una vita che sembra improvvisamente cambiare, animata da una nuovo senso decisionale e da una esistenza di certo più piena.
Ma quel desiderio sovversivo disconosce l' ordine precostituito e l' apparentemente casuale furto del cappotto ricondurrà allo status quo e ad una catastrofe annunciata, perché Akakij si è spinto in un territorio sconosciuto, ed il desiderio agognato rappresenta solo un ideale, la cui venale realizzazione cambierà le carte in tavola.
Ed allora quella neo dimensione che credevasi riscatto e gioia suprema si scontrerà con un dolore invivibile ed intollerabile mentre la crudeltà umana continuerà a dispiegare la propria brutale essenza, abbandonandolo ad un destino tragico ed inevitabile.
Uno spettro finirà con l' aggirarsi tra le macerie del proprio passato alla ricerca di una gratificazione personale o di una semplice istanza vendicativa.
I molteplici temi della novella sono divenuti nel tempo oggetto di interpretazioni anche di carattere psicologico che mi sono parse estranee al protagonista ed al suo mondo.
Credo che l' essenza di Akakij Akakievic stia nel suo non apparire, nell' accettare la propria limitatezza tramutandola in grandezza, nel gioire della semplice dote ( il copiare ) che la natura gli ha donato, scevro da odio, invidia, accuse, desiderio vendicativo per un mondo che lo ha sempre deriso nutrendosi della propria pochezza che a lui non compete, ed è in questo senso di finitezza che risiede l' infinito e la grandezza del suo sentire.
È nella " figura " del cappotto, idealizzato, amato, trattato come una persona ( il termine in russo e' femminile ), fonte di piacere personale, di riconoscimento di se' in una forma quasi narcisistica che si compie l' inganno, oltrepassando il semplice desiderio e mostrando un oggetto che ai più, ma non al protagonista, appare semplicemente come un bell' oggetto da ammirare.
Nella novella presenziano tutti i temi cari a Gogol, quel realismo sociale ottocentesco che descrive una realtà russa governata da un rigido apparato burocratico, da gerarchia e forma che disconoscono l' individuo ed il proprio sentire. Ma anche situazioni che riportano all' " Oblomov "( il vecchio cappotto e la vestaglia) o al racconto " Il naso " ( il tema dell' indefinitezza e dell' autoriconoscimento nel continuo specchiarsi ) tratti stilistici e ricercatezze linguistiche e grottesche di difficile traduzione insieme ad una accezione messianico-religiosa ( il protagonista nei confronti delle derisioni continue esclama ..." Io sono tuo fratello "... secondo l' accezione cristiana del termine fratello ). Ma alla fine, per Gogol, non esiste giustizia alcuna, né umana ne' divina.
Personalmente, nell' oceano interpretativo della novella, ho amato la forza espressiva del racconto, quei tratti così' magistralmente espressi, parole forti, significanti, la descrizione di una realtà altrettanta vivida ed aspra, la profondità di ogni singola espressione inserita in un quadro generale che suscita sgomento ed indignazione, la storia di un uomo e del proprio triste destino, segnato dall' indifferenza e crudeltà di un mondo che non lo ha mai accolto e che lo rigetta, tra le righe un' aria gelida ed un grido smorzato, ma anche un senso di profonda dignità umana, la propria composta semplicità.
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