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Musica, sogno e desiderio...
Questo racconto di Fermine possiede l' essenza di una fiaba ispirata a musica, amore ed arte, corroborata da tre elementi contigui, una donna, una scacchiera magica ed un violino nero.
Due talentuosi personaggi alimentano un lungo scambio di esperienze e di vita, sospesi nei propri dolorosi ricordi e desiderosi di altro.
Un giovane violinista, Johannes Karelsky, in bilico tra lucida follia e genio musicale, insegue da sempre il sogno di trasfondere in musica la propria vita creando un' opera perfetta che lo consegni all' eterno. Ma le crude trame esistenziali, la morte dell' amata madre e la chiamata alle armi, lo costringeranno a deporre sogni e talento.
Un anziano liutaio, Erasmus, innamorato della musica da sempre, appresa l' arte nella patria di Stradivari, insegue l' amore ed una sfida impossibile, la costruzione di un violino nero dalle forme perfette.
E poi una misteriosa e sfuggente dama di corte, Carla, dai capelli corvini e dai grandi occhi neri, con un incredibile talento vocale appeso ad un soffio vitale.
Il racconto si cala in una Venezia settecentesca, città labirintica con echi voluttuosi ed una atmosfera da sogno a rivaleggiare con la follia, una sfumata zattera di silenzio in cui si respira un profumo di libertà e di lasciva frivolezza e ci si dilunga ad ascoltare il silenzio, tra ombre, nebbiolina leggera, maschere, acrobati, giocolieri.
Sogno e realtà si susseguono in una attesa protratta con un desiderio di assoluto, che unifichi musica, arte ed amore, ma la vita si mostra per quello che è, un teatro segnato dal tempo e con un' unica rappresentazione.
C'è chi vorrebbe mutare la vita in musica e chi la musica in vita, quel suono che avvicina all' eterno nasce dalla perfezione della voce di una donna riposta in un violino nero che possiede le fattezze sinuose di quella stessa donna a sua volta originata da un sogno.
La perfezione dell' opera è parte della unicità della voce cui è destinata e, come Carla possiede una porzione del suo sogno, Johannes diviene parte della sua anima.
Tutti elementi che si incastrano a comporre un' unica melodia, il racconto, nascono e si dissolvono all' istante. " La tua opera prima di scriverla dovresti viverla ", dice Erasmus a Johannes, tra le pagine il respiro della caducità ed il desiderio di assaporare il bello prima di poterlo rappresentare.
La realta' e la felicità, appena svelate, svaniscono nell' impossibilità di essere vissute, il genio confinerà con la follia dissolvendosi ad opera ultimata, distrutta e dimenticata, l' immaginario rimarrà tale, e quel sogno inseguito da una vita lascerà un senso supremo, la beltà dell' assoluto.
Un racconto che vive di musicalità e di soffi vitali intrecciati e sospesi, anche se con una consistenza che in parte resta nell' ombra, e personaggi poco vitali e reali, vittime di un' idea e di un senso di grandezza ed assoluto di difficile rappresentazione.
Un linguaggio gradevole, essenziale, dosato, esposto semplicemente, bella la soffusa rappresentazione ambientale, non altrettanto lo spessore della trama eccessivamente fumosa e sfumata, senza quel quid che la renda più credibile e vera.