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Officina letteraria
Il volume curato da Anne Margaret Daniel, autrice di numerose monografie sull’autore e insegnante di letteratura presso la New School di New York, raccoglie gli ultimi racconti inediti dello scrittore. Si tratta prevalentemente di brevi storie e di alcuni soggetti per il cinema resi efficaci da uno stile di scrittura indubbiamente contaminato dagli interessi prevalenti all’epoca, da un vissuto problematico, ma soprattutto da uno sforzo creativo oscillante tra il pragmatico desiderio di vendere a riviste per garantire cure psichiatriche adeguate alla sua Zelda e quello più nobile di assecondare una scrittura matura capace di rivelare un’identità altra rispetto a quella congelata dai suoi più noti romanzi.
La ragione del loro essere inediti è tutta qui: il mercato editoriale non era pronto per il nuovo Fitzgerald, morì prematuramente derubato della sua nuova maturità artistica. Tacciati come scritti “insoddisfacenti”, rimandati al mittente per essere rimaneggiati ad uso e consumo del vasto pubblico, furono degne vittime di un mercato editoriale spietato incapace di andare oltre il cliché preconfezionato che si voleva attribuire all’icona degli Anni Ruggenti.
Il volume è estremamente curato e ogni racconto è preceduto da una nota introduttiva che permette di contestualizzare la genesi di ognuno di essi consentendo al contempo, grazie anche ad vasto repertorio fotografico, di ripercorrere gli ultimi anni di vita di Fitzgerald. Al lettore che conosce i suoi romanzi questi scritti consegnano una degna pietra di paragone e un tassello conoscitivo imprescindibile anche se spesso appaiono irrisolti, frammentari e a tratti involuti per cui ci si ritrova a chiedersi cosa avrebbe potuto ancora regalarci se la sua penna avesse potuto esprimersi oltre il tempo concessogli.
Alcuni racconti riflettono il senso di delusione verso il mercato editoriale e verso l’industria cinematografica, altri affrontano la malattia mentale ( da solo “Incubo – fantasia in nero- ” , ambientato in una clinica psichiatrica, vale l’intero volume), altri sono ispirati alla povertà conseguente la Grande Depressione, al razzismo, ai diritti civili.
È quasi paradossale constatare insieme allo scrittore l’assurdità insita nel mercato che lo osannava negli anni Venti come meritevole scrittore di racconti e lo pagava profumatamente mentre lui si definiva “imbrattacarte” e sorrideva del “ciarpame” che il Post pubblicava.
In sintesi : un volume per appassionati e cultori o anche per lettori curiosi.
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