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Vertiginoso labirinto di sogni
L’aleph è un punto, misterioso e ineffabile, che racchiude tutti i luoghi della terra e tutti i tempi. E’ l’infinito e inconcepibile universo, che si rivela agli occhi attraverso una moltitudine di immagini, senza sovrapposizione e senza trasparenza. Come le storie, le fantasie e le riflessioni che si susseguono e si rincorrono in questi diciassette racconti, rivelandoci un mondo intellettuale e narrativo che appare complesso e vasto come l’universo intero.
Se in “La scrittura del dio” il protagonista si ritrova in un inesauribile labirinto di sogni, che si incastrano l’uno nell’altro all’infinito, allo stesso modo questa lettura ci confonde con la sua architettura di finzioni, ricorsivi contenitori e contenuti di storie. Un incessante gioco di rimandi, riferimenti circolari e apparenti divagazioni in cui citazioni erudite si mescolano beffardamente a nomi immaginari e situazioni fantastiche, lucidamente raccontate come fatti di cronaca. Le storie sono tante ma in fondo non sono che i molteplici volti di una stessa metafora, che apre le porte a significati difficili da pensare.
“Forse le storie che ho narrate sono una sola storia. Il dritto e il rovescio di questa medaglia sono, per Dio, uguali.” (Storia del guerriero e della prigioniera)
La scrittura di Borges non è facilmente accessibile ma si fa estremamente colta, erudita, sapiente. Le parole sono ricche e preziose perché diventano esse stesse essenza del raccontare. L’unico modo per pensare l’infinito, il tempo immortale, il destino è, infatti, un infaticabile gioco di specchi da cui lasciarsi sorprendere e confondere. "L’aleph" è proprio questo, un insieme di atmosfere rarefatte e personaggi senza volto, di vicende che oltrepassano il confine della realtà, di magie ed evocazioni che attraversano i classici latini, la mitologia greca, la cultura araba. Un vertiginoso labirinto in cui perdersi, per ritrovarsi infine a riflettere pensieri nuovi.
“La morte (o la sua allusione) rende preziosi e patetici gli uomini. […] Tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del causale. Tra gl'Immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che nel passato lo precedettero, senza principio visibile, o il fedele presagio di altri che nel futuro lo ripeteranno fino alla vertigine. […] Quando s'avvicina la fine, non restano più immagini del ricordo; restano solo parole.” (L’immortale)
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Commenti
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La tua recensione è molto chiara sui contenuti e su quanto aspettarsi da questo celebre testo.
Devo ammettere che è il mio primo approccio con Borges e che non è stato semplice scrivere un commento ad un libro così complesso per temi, riflessioni, scrittura.
Lo stupore non è facile da raccontare.
Per cui vi ringrazio davvero per la condivisione e l'apprezzamento.
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