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La potenza della musica
“Voi l’avete mai suonato?”
“Solo una volta. Tanto tempo fa. Da allora non l’ho più toccato. È come l’amore. Quando hai amato una volta – e mi riferisco all’amore vero, al grande amore – fai di tutto per dimenticartene.”
Come di consueto, mi sono ritrovata alla Feltrinelli e mi sono messa a girovagare tra gli scaffali pieni di libri. Sono passata verso la lettera F, ho preso d’impulso il libro di Fermine e mi sono seduta a leggerlo, sotto le note dell’album “A casa tutto bene” di Brunori Sas. Sono uscita dalla libreria con una sensazione di gioia mista a tristezza.
“Sapeva che la guerra avrebbe finito per schiantare anche lui, come aveva fatto con il suo violino”. Il violino nero è un libro di poche pagine composte da non tantissime righe e che fa parte della trilogia del colore di Fermine con Neve e l’Apicoltore. Il violino nero, come si evince dal titolo, è un libro caratterizzato improntato sulla musica e il colore nero. Ambientato verso la fine del Settecento, descrive l’evoluzione di un genio musicale precoce di nome Johannes, il quale dopo un buon inizio come musicista, è costretto ad abbandonare tutto perché viene chiamato in guerra. Lì, viene ferito durante la campagna napoleonica in Italia e viene soccorso da Erasmus, un liutaio con cui farà amicizia. Tale uomo gli racconterà la sua triste storia legata ad un misterioso violino nero che tiene appeso al muro della sua casa.
Come Neve, anche questo romanzo è composto da una scrittura veloce, semplice ed immediata. Si comprende sin da subito cosa ci vuole comunicare l’autore e soprattutto ha una grande capacità di catturare immediatamente l’attenzione del lettore. La trama è intrigante e intricata, piena di colpi di scena con tratti di profonda tristezza e drammaticità. L’ambientazione è un punto a suo favore, Venezia viene descritta con un candore e bellezza a dir poco unica che riesce ad incantare e trasportare il lettore in quel luogo. “Che fortuna vivere in un posto simile”. Ma non per viverci stava andando in Italia, bensì per morirci”. Maxence si pone come un pifferaio magico, un cantastorie che ammalia il lettore con la sua storia simile ad una fiaba che tiene con il fiato sospeso. Il violino nero è il simbolo del sogno di Erasmus, che ci insegna ad aver la forza di imparare a seguire i propri sogni. Il cammino verso il suo obiettivo gli ha permesso di conoscere persone, far esperienze e innamorarsi della giovane Carla. Io, stessa leggendo mi sono sentita molto vicina ad Erasmus come se stessi vivendo con lui la sua storia.
Grande protagonista del romanzo è la musica. Egli sapeva ascoltare il proprio strumento. E sapeva sentirlo vibrare all’interno di sé.In un atmosfera drammatica che trasuda dolore e guerra si inseriscono questi due uomini Johannes ed Erasmus, solitari ed inquieti che riescono ad esprimere sé stessi solo con la musica. La musica vista come mezzo espressivo, come libertà, è profumo di vita, intensa ed indimenticabile. La magia del violino nero si insinua pian piano con la sua voce nella mente di chi ha il piacere o sfortuna di ascoltarlo, e l’autore descrive in maniera delicata questo turbine di suoni e colori, tanto che ci sembra di sentirlo con le nostre orecchie. Una volta terminato il romanzo, dentro di me sentivo ancora la voce di Carla, il suono del violino e un pentagramma infinito di note. Tante emozioni si mescolano, dalla gioia alla tristezza, un senso di malinconia e nello stesso tempo di passione che invade i tre protagonisti e che riesce a rimanere nell’animo del lettore.
Accanto alla musica un amore addolorato, straziato che non può essere vissuto sin dall’inizio. Questo sentimento sarà trasformato in musica, mescolando la sua passione per la musica con l’amore per quell’amazzone nera, unico modo per catturare la sua anima e la sua voce. La purezza di quest’amore incontra la nostalgia e tristezza delle note del violino nero, rendendo unica la storia descritta.