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Una cosa che volevo dirti da un po'
 
Una cosa che volevo dirti da un po' 2017-01-09 15:01:16 annamariabalzano43
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    09 Gennaio, 2017
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Episodi di vita tra brevitas e concinnitas.

Nelle sue magistrali “Lezioni americane” Italo Calvino sosteneva che il racconto, per la sua brevità, è il genere letterario da preferire, in quanto in esso è più facile mantenere desta l’attenzione del lettore e la tensione della narrazione. Egli fa riferimento alle Operette morali di Leopardi, come uno dei numerosi esempi di letteratura italiana in cui “ il massimo dell’invenzione e di pensiero è contenuto in poche pagine.” D’altra parte anche la letteratura straniera offre numerosi esempi di eccellenti narratori di opere brevi, si pensi a Edgar Allan Poe o a Borges, solo per citarne due. Eppure il racconto è stato a volte paradossalmente considerato un genere minore rispetto al romanzo, frutto di una narrazione più articolata, che può contenere al suo interno digressioni che costituiscono dei veri e propri racconti a sé stanti funzionali rispetto all’opera nel suo complesso.
Alice Munro, premio Nobel 2013, è nota per la sua prosa elegante e per i suoi racconti brevi. “Una cosa che volevo dirti da un po'” è una raccolta pubblicata nel 1974 e ora edita in Italia da Einaudi.
È straordinaria la capacità di questa scrittrice di narrare in poche pagine episodi di vita assolutamente attinenti alla realtà quotidiana, soffermandosi sui sentimenti e le passioni dei personaggi, con tale empatia da rendere palpabile il dolore che li affligge, o il piacere che li trascina. Il mondo della Munro è quasi sempre al femminile e la sua narrazione procede per lo più in prima persona, proprio per dare maggiore veridicità ai fatti che racconta. Sono donne, le sue, inclini ad analizzare se stesse e le persone con cui si rapportano, sono donne che raccontano l’amore, con nostalgia, rammarico, rancore, delusione. Spesso è il tradimento al centro di una storia sofferta, spesso è il difficile rapporto tra fratelli e sorelle e l’ancor più difficile rapporto genitori-figli. La Munro procede con una capacità di analisi che scava nel subconscio e fa emergere ferite nascoste mai veramente dimenticate. E il mondo che circonda i personaggi è ugualmente descritto con tratto realistico per offrire al lettore un quadro complessivo veritiero. L’eleganza della prosa della Munro e la sua capacità di delineare in pochi tratti fatti e personaggi, fanno sì che ogni racconto si espanda nell’immaginazione del lettore. È un’intera vita che si concentra e si dilata nello spazio di un episodio, come avviene effettivamente nella breve esistenza dell’uomo.

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Commenti

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siti
09 Gennaio, 2017
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Bel commento e bella introduzione inneggiante al racconto, genere da me associato alla maestria del grande Buzzati. La Munro è capace di una scrittura a tratti dolorosa e dalle indubbie qualità stilistiche.
Si Laura, mi trovi perfettamente d'accordo.
Bel commento, Anna Maria.
Non essendo lettore di racconti, con quest'autrice mi son fermato al primo libro letto. Non so neppure se abbia scritto romanzi di valore.
ti devo dire, Emilio, neanch'io prediligo i racconti, anche se ne riconosco il valore letterario. Comunque la Munro scrive divinamente.
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
10 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento:
10 Gennaio, 2017
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Molto bello il prologo sui racconti, Annamaria. Capisco che il racconto trovi in genere meno estimatori del romanzo, ma, quando i suoi interpreti sono di valore, raggiunge vette eccezionali: Borges, Poe e Buzzati sono ottimi esempi.
Verissimo quanto dici, Rollo.
Eccellente recensione di una grandissima scrittrice : la mia preferita.
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