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Innocente colpevole
Per leggere questo brevissimo racconto bastano poche ore. Serve molto tempo invece per elaborare le riflessioni che queste pagine innescano e acquietare la sensazione di vertigine e malessere che lasciano dentro di noi.
Chi non conosce la storia del Minotauro? Il mostro, figlio di Pasifae e del toro bianco sacro a Poseidone. La bestia, selvaggia e feroce, che ogni anno uccide e divora i quattordici ragazzi inviati da Atene come tributo. Il colpevole, murato nel famoso labirinto di Cnosso e infine ucciso dall’eroe Teseo.
In questo folle e straziante racconto di straordinaria intensità, Durrenmatt fa saltare ogni punto di riferimento e ci propone la stessa storia che tutti conosciamo da sempre, stravolgendone la prospettiva. Ci ritroviamo così immersi nel famoso labirinto, un mondo di silenzi, di solitudine, di specchi. E ci immedesimiamo nel Minotauro, una creatura totalmente inconsapevole di sé, della propria esistenza, delle colpe che sta scontando. Si muove senza sosta per i bivi e le vie che costituiscono il suo mondo, senza sapere che quello è solo un mondo di prigionia. Va alla ricerca della propria identità cercando suoi simili, senza sapere che le immagini riflesse proiettano solo infinite varianti di se stesso. Danza di felicità nello scoprire finalmente l’esistenza di un altro sé diverso da sé, a placare il suo isolamento, senza sapere che quello è solo il travestimento di Teseo. E’ solo la fine dell’ultima illusione.
Il labirinto pieno di specchi si fa così simbolo di un intero mondo di illusioni e solitudini, dove la conoscenza di se stessi è quanto mai difficile e la diversità si paga spesso con l’emarginazione. E il Minotauro, con la sua innocente euforia che si trasforma in sangue e violenza, con la sua disperazione che si fa morte, diventa l’emblema di tutte le vite non vissute, delle speranze inespresse, delle colpe inconsapevoli.
E verrebbe voglia di poter infrangere gli specchi, mostrare al Minotauro il mondo, salvarlo dalla sua prigione. Perché all’improvviso non siamo più tanto sicuri di conoscerla bene, la storia.
"Sognò un linguaggio, sognò fratellanza, sognò amicizia, sognò sicurezza, sognò amore, vicinanza, calore, e contemporaneamente seppe, sognando, di essere un anormale cui non sarebbe mai stato concesso un linguaggio, mai fratellanza, mai amicizia, mai amore, mai vicinanza, mai calore, sognò come gli esseri umani sognano degli dèi, con tristezza d’uomo l’uomo, con tristezza d’animale il minotauro”.
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Commenti
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Ciao, Manuela
Conosco Durrenmatt (sempre capace di sorprendere con prospettive completamente fuori dal convenzionale) ma il libro in questione è una felicissima scoperta, lo leggerò senz'altro!
Sto scoprendo ora quest'autore e, per il poco che ho letto, concordo assolutamente con le tue parole, "una prospettiva fuori dal convenzionale", ma non una vuota stravaganza, ci sono spunti di riflessione che non possono lasciare indifferenti. Mi fa piacere poterti essere stata utile e spero che questo racconto ti piacerà.
Ciao, Manuela
La figura del Minotauro, come tutte le figure mitologiche dal forte contenuto simbolico, viene periodicamente rivisitata. Un'ulteriore rilettura originale del suo dramma è data dall'argentino Borges, il cui parallelo con Durrenmatt si rafforza in relazione alla caratteristica di cui dice Mane: l'essere entrambi scrittori intelligentemente anticonvenzionali.
Questi spunti sono davvero una grande ricchezza ed è bello percorrere sentieri che si snodano tra autori diversi.
Borges? Un'altra lacuna da colmare. Questo racconto lo cerco subito!
Grazie ancora, Manuela
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Durrenmatt è uno scrittore notevole : ho recentemente riletto "La panne" : breve, fulminante romanzo che porta a riflettere molto, perché è difficile non sentirsi chiamato in causa.