Dettagli Recensione
Voci
Nero l’ebano, neri i capelli di lei, nera la gola di un’ugola senza voce.
Johannes, ferito durante la campagna napoleonica, resta convalescente a Venezia dove incontra un anziano e carismatico liutaio. Affascinato dallo splendido strumento custodito in casa di Erasmus, di fronte al lento e ragionato movimento delle pedine della bella scacchiera in pietra, la narrazione retrocede nel tempo .
Si approda cosi’ alla bottega di Stradivari, dove il liutaio apprese l’arte di costruire violini di una bellezza e musicalita’ unica. Via via procedendo, scivolando sui canali di una Venezia nebbiosa e ammaliatrice, il carnevale si pone sulle calli e l’uomo varca la soglia di un elegante palazzo nobiliare affacciato sul Canal Grande, nelle cui stanze riposa la voce delle labbra piu’ sensuali, il suono piu’ incantevole dell’archetto che scivola leggero sulle corde tese.
Scrittura semplice, periodi troppo brevi che asciugano il testo privandolo del naturale movimento ondulatorio che origina il pathos, la trama graziosa non basta.
Certo Venezia mi incanta e ne leggo sempre volentieri, l’ambientazione e’ per me l’unico punto di forza di questo racconto. Mancano la spinta onirica ed emotiva che mi avevano accompagnata nel precedente Neve, direi mediamente insipido.
Buona lettura.