Dettagli Recensione
Io non sono la maggior parte dei casi.
Altamente Esplosivo - Joe Lansdale, 2010
(LIEVE SPOILER)
Ero un po’ scettica su questa lettura, dopo la fregatura di “Capitani Oltraggiosi” in cui Joe nostro ha decisamente esagerato con l’allungamento del brodo.
Invece sono stata piacevolmente stupita.
Insomma, non griderò al miracolo, perché sto pur sempre leggendo la Torre Nera di King e lì è un continuo urlo al miracolo e infatti son decisamente senza voce, però va detto che il vecchio Joe ha piazzato un colpo discreto.
Una delle cose che ho più amato è stata la premessa – furbetta – scritta dal nostro:
«Saper scrivere non ha niente a che fare con la buona educazione. Né con un certo tipo di aspettative. Per una specifica categoria di lettori, affrontare un testo equivale a infilarsi un paio di comode pantofole. Ogni volta che le calzano, si aspettano di provare la stessa, identica sensazione. Lo stesso vale per le case editrici e i loro responsabili. Per loro, significa poter contare su ciò che già conoscono: è un modo di fornire comode e simboliche pantofole a quei lettori che vogliono leggere all'infinito lo stesso racconto, così come fornire un altrettanto comodo guiderdone agli editori suddetti. Io non faccio parte di questo tipo di lettori.»
Da essere (e lettore) facile alla noia non posso che concordare. Quello della noia è un grande problema, per le serie TV, i romanzieri “seriali” e anche per Lansdale. Trovo che ogni tanto si dovrebbe avere il coraggio di rendersi conto di aver finito le idee o di aver esaurito filoni e personaggi.
Ma qui il discorso si fa lungo.
Molti lettori e spettatori amano vedere i loro eroi “purchessia”. Io, se mi stravolgono un personaggio per allungare il brodo, faccio fuoco e fiamme e porto il lutto stretto.
Ma insomma.
Ci vuole tanto? Un colpo e via e almeno lasciamo dei bei ricordi! Comunque.
Alcuni racconti molto riusciti (in genere quelli assimilabili al filone “western”, anche se, forse, sarebbe più opportuno dire “horror western”) altri meno, ma in tutti emerge una delle cose che apprezzo di più di Lansdale, ossia, la potenza nell’evocare immagini. E voci. E ritratti.
Difficilmente, in queste racconti, troveremo qualcosa di sorprendentemente originale e mai visto. Le trovate spesso sono piccole e raccontate brevemente, quasi a scappar via, in tre parole. Ma sono parole che spesso evocano mondi.
Lansdale – quando è in stato di grazia - usa le figure retoriche, la punteggiatura, i calchi dal parlato o che diavolo so io.
Però funziona. Funziona con Frank che si ubriaca tanto “da vedere donnole sgusciare dalle tavole dell'impiantito” (più di una volta). Funziona con Leroy che prende le notizie forti e sorprendenti “come prendeva quasi tutte le cose spiacevoli. Male.”
Funzionava con quello che aveva la voce di uno che fa i gargarismi con le puntine da disegno (grazie a Zerocalcare per la segnalazione da “La Foresta”). Crea ritratti pazzeschi “C’è chi dice che a sparare a quel modo non si becca niente e io devo dire che nella maggior parte dei casi questo è vero. Ma io non sono la maggior parte dei casi.”
I miei preferiti – random – sono stati L’Albergo dei Gentiluomini, Hide and Horns, La Lunga Giornata Morta, I Diavoli della Polvere e L’Appuntamento al Drive-in, in parte anche Il Mulo Bianco e il Maiale Pezzato. Anche qui, di originale forse non molto, ma…
I due “western” (Albergo e Hide) riecheggiano Elmore Leonard e – soprattutto il secondo – Sergio Leone e, non so voi, ma io trovo difficile fare un complimento migliore.
I diavoli… ricorda “Seven”. Con quella pioggia ininterrotta e il non detto (e non visto) che alla fine era peggiore di tutto l’orrore che si era visto prima. Ecco qui è uguale, solo che al posto della pioggia c’è la polvere.
La Lunga Giornata Morta. Per me che sono alla sesta (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa) stagione di The Walking Dead dovrebbe essere un enorme “già visto”. Solo che la bambina che fa entrare lo zombie per giocare, perché si sente sola mi ha schiantato. Lansdale la butta lì in tre parole. Ma è raccontata bene, maledettamente bene. Già detto (e già visto) magari sì. Ma detto bene.
(Che poi. Come diceva Jerome Klapka Jerome, tutto sommato i sentimenti umani sono una manciata e non è che abbia molto senso attaccarsi come zecche al concetto di originalità. Vero. Con questo non voglio rivalutare la figura di Pietro Bembo, ma insomma… gli stati umani sono quelli e le note sono 7 e si riesce a tirarci fuori delle belle cose).
In “Il Mulo Bianco e il Maiale Pezzato” Lansdale se la sciala e gigioneggia anche un po’, ma non è male. Avendolo letto per ultimo è stato un bel modo per salutarsi con una favola tutto sommato lieve e con tanto di happy end (oddio. È anche il racconto con le donnole che escono dall’impiantito…).
Il re delle Ombre, invece, mi ha convinto per i due bambini (che in genere sono difficili, sia nei romanzi che nei film) e che mi ha evocato – per le atmosfere “The Babadook” (Vedetelo. Credo che sia un horror che è piaciuto solo a me e a pochi altri nell’universo. Qualche amico e qualche alunno mi ha quasi levato il saluto per questa dichiarazione).
Infine il Drive-in con Dave e Merle. Anche troppo attuali alla luce dei recenti orrori di cronaca (esagero? Non credo proprio). Ciò che a Lansdale riesce qui è non dipingere due mostri, ma solo una situazione mostruosa. E a ricreare piuttosto bene l’eterno tema della vittima e del carnefice.
Un uomo che uccide e poi stupra (… si parla di stupro anche in caso di cadavere? Immagino che in 15 anni che non ho la televisione Vespa abbia già provveduto a fare 3-4 trasmissioni per dirimere la questione… tutto sommato preferisco rimanere nell’ignoranza), ma che vorrebbe anche baci, coccole e “partecipazione”. Sembra che alla fine sia sempre un problema di linguaggio e comunicazione. È il dramma – eterno – delle donne oggetto e degli uomini che non devono chiedere mai.
In salsa horror (solo un pochino più forte del solito).
PS menzione d’onore per Luca Conti, il traduttore. L’unico appunto che mi sento di fargli è in “Re delle Ombre” l’autore parla di «una sega in circolo», non riferendosi all’attrezzo. Forse avrebbe dovuto avere il coraggio di tradurre “sega circolare”. Io lo avrei avuto (e probabilmente avrei finito la carriera sotto un ponte, ma vuoi mettere?).
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io non ho letto tantissimo di Lansdale, ma basandomi su questo devo dire che crea storie appassionanti e - spesso - decisamente pulp e un po' splatter; ma non un pulp e splatter fini a sè stessi ed autocombiaciuti; ci leggo una certa riflessione, in genere amara, sull'uomo e i suoi lati oscuri.
La cosa che amo di più è lo stile e la capacità di evocare immagini e tipi.
A parte qualche caduta, finora l'ho sempre letto con piacere.
se hai voglia di cominciare con una serie c'è il "dinamico duo" di Hap & Leo (il primo è "Una Stagione Selvaggia") i primi cinque sono molto belli.
Mi dicono anche che sia notevole il ciclo del Drive-in (Il Drive-in, Il Giorno dei Dinosauri, La notte del Drive-in"), ma io non l'ho ancora letto (lo farò presto).
Altrimenti prova con "Freddo a Luglio" è un romanzo "autonomo", ma - secondo me - dà un buon assaggio allo stile e alle tematiche di Lansdale.
Buona lettura e fammi sapere!
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