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Il profumo di un nuovo germogliare
La foresta in fiore è una raccolta di cinque racconti scritti da Yukio Mishima all’età di diciassette anni, in un esordio letterario che è considerato la fase romantica dello scrittore.
Nei primi quattro racconti - “La foresta in fiore”; “Otto e Maya”; “La luna sull’acqua” e “A futura memoria” – sono già condensati molti temi cari a Mishima: la tradizione degli antenati, l’indissolubilità che lega amore e morte, le complicanze delle relazioni, il senso incombente della morte della cultura nipponica.
L’ultimo racconto, “Diario di preghiere”, è forse il più accessibile ed è un’analitica rappresentazione dell’evoluzione sentimentale di due bimbi – Yumio (“Yumi in giapponese significa arco… due ideogrammi yumi (arco) e o”) e Yasuko – nel loro passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
La ragazza, Yasuko, ha sofferto per un morbo (“La malattia aveva ridotto le mie gambe a oggetti del tutto estranei”) e si rapporta a genitori tra i quali prevale la figura materna (il padre è “genero adottivo ossia un uomo che sposato prende il nome della moglie. E ciò esercita … un effetto psicologico negativo sul suo ruolo di capofamiglia”).
La frequentazione attraversa la fase dei giochi e si svolge con situazioni simboliche. Come infilare la testa nella tana della volpe (considerata animale dai poteri magici). O mantenere il segreto del gioco dei pirati (“Più tardi su un grande foglio da disegno tracciammo una mappa con delle matite colorate”) nella casa abbandonata. Un tradimento reciproco allontana temporaneamente i due bambini, che qualche anno dopo si ritrovano al mare e condividono la scoperta del sesso sorprendendo nel bosco due ragazzi più grandi della comitiva. Un incontro serale nella casa di Yasuko pone la ragazza di fronte all’irrazionalità delle reazioni emotive e al dilemma di come confidarsi con la madre.
L’analisi dell’evoluzione sentimentale è minuziosa (“Da quel giorno mi sforzai a tal punto di scacciare dalla mente il sospetto che in me fosse avvenuto un cambiamento, che a poco a poco cominciai a perdere la spensieratezza che avevo avuto fino alla fine dell’estate. Eppure la malinconia che ora sentivo era diversa da quella che avevo provato nella stagione delle piogge, era una malinconia che mi spingeva in un abisso dove, tuttavia, avvertivo il profumo di un nuovo germogliare”) e coglie tutte le sfumature (“Il mio cuore sembrava frantumato come tante sottili spighe di riso selvatico sminuzzate”).
Nonostante la giovane età dello scrittore, i racconti non sono di facile lettura perché accolgono già tutte le potenzialità della complessità artistica di Mishima, che qui si arrocca nelle asperità adolescenziali.
Giudizio finale: analitico, immaginifico, complicato.
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Cub: lo perdoniamo, vero, "il nostro"? In fondo ci ha regalato tante altre emozioni...
Ciao!
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Pur essendo un lettore di Mishima, mi manca questo libro. Pensavo fosse più piacevole.