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Il regalo di Babbo Natale
Georges Simenon è talmente bravo che mi riesce sempre più difficile scrivere un commento critico delle sue opere; non è facile infatti trovare nuove parole per descrivere la sua straordinaria abilità nel sondare l’animo dei suoi personaggi, nel proporci, con apparente semplicità, situazioni in cui con brevi frasi si riesce a comprendere perfettamente l’atmosfera, senza dimenticare ls capacità di fornirci una precisa descrizione dell’ambiente che si materializza davanti agli occhi del lettore; inoltre é dotato di una creatività così ampia da riuscire a proporre nuovi testi la cui originalità li impreziosisce ulteriormente. Sono tutte caratteristiche che si ritrovano in ogni sua opera, anche in questa raccolta di tre racconti abbastanza lunghi;.i primi due sono accattivanti e gradevoli e ritengo di non dover spendere una parola di più, preferendo soffermarmi sull’ultimo che dà il titolo all’intero libro. Sarà perché siamo prossimi al Natale con le sue magiche atmosfere che però vanno disperdendosi, ma Un Natale di Maigret mi è piaciuto in modo particolare. Inizia con la mattina della festività, Maigret che, già sveglio, si gode il tepore del letto, ma che poi decide di alzarsi ed è ancora in vestaglia quando riceve la visita di due dirimpettaie, un’anziana zitella e la zia, madre di fatto adottiva, di una bambina che si trova forzatamente a letto da un po’ di tempo a seguito di una frattura. Una delle due è poco ciarliera, ma la “signorina”, che è una estimatrice di Maigret, insiste e così salta fuori che la bambina asserisce di aver visto nella sua camera da letto - e di notte - Babbo Natale, che le ha lasciato una bambola. La fantasia di bimbi? No, perché la bambola, nuova, c’è davvero e nessuno di casa l’ha donata. Da lì nasce un giallo la cui bellezza risiede nello sviluppo di un’indagine del tutto atipica (il commissario non va al Quai del Orfevres, ma resta in casa, anzi la sia abitazione diventa una succursale della polizia), infarcita di tanti particolari che, senza far perdere di vista il percorso per la soluzione dell’enigma, propone un Maigret casalingo e dà spazio anche a sua moglie, quasi sempre silenziosa e intenta a cucinare, ma che ogni tanto pone domande al marito che saranno punti ben precisi per risolvere il caso. L’atmosfera natalizia, il nevischio, Maigret tenero con la bambina, a cui farà visita, il ritmo non convulso, ma volutamente lento accompagnano una trama di straordinaria originalità rappresentano un piacere particolare per il lettore, tanto che gli sembrerà di essere presente, di respirare l’aria fredda dell’inverno, di avvertire il profumo dei cibi che la signora Maigret sta preparando e infine di rammentare che quello era ancora un Natale come si deve, e non una festa come quella di oggi, votata non alla fede, ma al consumismo.