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Essere uno degli uomini senza donne
“Uomini senza donne” è il titolo dell’ultimo di sette racconti nei quali Haruki Murakami affronta il tema dell’assenza femminile nella percezione di uomini talvolta spaesati dal mistero dell’altro sesso.
Dopo “Drive my car”, “Yesterday” e “Organo indipendente”, i racconti si fanno sempre più surreali.
Così in Shahrazad, Habara vive in un’imprecisata sfera di cattività nella quale riceve le visite (“E quando le lancette dell’orologio segnavano le quattro e mezza, Shahrazad si interrompeva…”) di una donna che con lui consuma il sesso scandito da racconti (“Nella mia vita precedente ero una lampreda… Sai come fa una lampreda a mangiare una trota?”) proprio come nelle Mille e una notte (“L’atto sessuale con Shehrazad e le storie che lei gli raccontava formavano una cosa sola”).
“Doveva scriverlo nella sua agenda. Ladra d’amore, matita, tampax”
“Kino” è il titolare di un bar con strani frequentatori: un avventore assiduo, due personaggi loschi (“Kino immaginò la scena in cui Kamita in pochi secondi metteva fuori combattimento quei due uomini” forse della yakuza), una donna (“Mi hanno spento delle sigarette sulla pelle”) che fa coppia con un tipo (“Sembravano condividere, loro due soltanto, un pesante segreto”) che poi scompare (“Altro dettaglio che trovava strano, né l’uno né l’altro fumavano”).
“Prima sparì il gatto, poi cominciarono a comparire i serpenti”
“Samsa innamorato” è la prosecuzione/deformazione de “La metamorfosi” di Kafka e narra le possibili sensazioni di un Samsa riconvertito al genere umano e impegnato a governare i propri istinti primari (“Tutt’a un tratto ebbe freddo… Prima la fame…”) e sessuali (“Il che produsse una protuberanza sul davanti della vestaglia”) dinnanzi a una ragazza (“Gobba?”), chiamata a riparare la serratura di casa Samsa in una Praga assediata (“La città è tutta un posto di blocco”).
“Sono stato malato, e ci sono tante cose che non afferro ancora bene”.
Il clima straniante (“Un uomo dalla voce bassa mi diede una notizia: una donna aveva lasciato per sempre questo mondo”) e alieno (“Era la terza, fra le donne con cui avevo avuto una relazione, che sceglieva di darsi la morte”) raggiunge l’apice in “Uomini senza donne”, il racconto conclusivo (“Quanto sia duro e doloroso essere uno degli uomini senza donne, solo gli uomini che hanno perso una donna lo sanno”).
Giudizio finale: surreale, analitico, preoccupante.
Bruno Elpis
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Bruno
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Gregor rivisitato o meglio prolungato proprio NO NO NO