Dettagli Recensione
Quanti amori
“L’uomo attraversa il presente con gli occhi bendati. Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo. Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhi e lui, gettato uno sguardo al passato, si accorge di che cosa ha realmente vissuto e ne capisce il senso.”
La scrittura di questi racconti si nutre del respiro deciso e greve di un autore che mentre scriveva viveva ancora in Cecoslovacchia. L’arco temporale interessato è quello tra il 1959 e il 1969, sono gli anni di una pesante crisi economica e di Alexander Dubcek il quale iniziò un processo di liberalizzazione dal totalitarismo comunista attraverso l’applicazione di un “socialismo dal volto umano” al fine di restituire una garanzia minima dei diritti umani e una riduzione della persecuzione politica. L’adesione di Kundera a queste idee ne decretò il definitivo allontanamento dal partito dal quale era stato già scacciato, questa volta perdendo anche il lavoro e la patria.
La prima pubblicazione parziale di alcune di queste novelle produsse dunque l’effetto di fare di Kundera una voce scomoda. In effetti i racconti, raccolti successivamente in “Amori ridicoli”, restituiscono una rappresentazione ironica di una società pesantemente condizionata dal potere centrale. Si sente l’oppressione, si risente dello stato d’animo dei protagonisti abituati al rispetto dello scenario di facciata la cui etichetta va rispettata per evitare effetti tanto sgradevoli quanto indefiniti. Pare quasi che l’unico margine di libertà, vera, sia circoscrivibile alle scelte che l’individuo compie dentro i confini, anch’essi però stretti, delicati, pericolosi, dei rapporti amorosi o della vita sessuale non necessariamente inserita in un rapporto d’amore. I personaggi che si incontrano possono essere dentro una relazione canonica o incappare in un incontro fortuito, possono perdere o guadagnare tutto, rimangono in un modo o nell’altro invischiati in una situazione che supera il quotidiano, trascende il reale, apre una breccia momentanea in una dimensione di lucida comprensione per poi richiudersi nella dimensione del presente vissuto, carico ora di una nuova e sempre dolorosa consapevolezza.
Il primo racconto, dal titolo “Nessuno riderà” ne è un esempio bellissimo ed emblematico. La situazione rappresentata finisce col restituirci quel famoso “sentimento del contrario” che come teorizzò efficacemente Pirandello è la matrice di ogni umorismo.
Comico in questa accezione e di più ridicolo, è il primo amore ingabbiato da un’atmosfera di sospetto e di persecuzione a causa di un evento tanto fortuito quanto distruttivo. Un docente universitario, braccato da un ammiratore che gli chiede un parere favorevole al fine di spingere la pubblicazione di un suo scritto, non capace di rifiutarglielo esplicitamente- lo trova non tanto uno studio quanto uno scritto compilativo- crea una menzogna che sconfina in diffamazione generando un effetto a catena che culmina nella dissoluzione della sua vita di coppia. È il racconto per me più intenso e riuscito. Molto interessanti comunque anche gli effetti prodotti da “Il falso autostop” con il quale il narratore ci trascina dentro il gioco di una coppia di amanti che non riescono a gestire la farsa da loro messa in scena il primo giorno di vacanza. Il rapporto d’amore è fragile, gioca su delicati equilibri e inevitabili accomodamenti, non sfugge al tema della doppiezza umana e della conseguente maschera. A questa percezione si accompagnano via via che ci si addentra nella lettura, piacevolmente incuriositi, i temi che poi avranno uno sviluppo ben più argomentato nel suo romanzo più famoso: fugacità della vita, irripetibilità di ogni suo attimo, incapacità umana di capire il presente, affermazione dell’io ( maschile e femminile) tramite la sfera sessuale, ricerca costante di affermazione individuale. Gli esiti non sono sempre corrispondenti al mio gusto personale ma la lettura è gradevole e consigliabile.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
La tua analisi è interessante. Non riesco però ad appassionarmi al racconto breve : ho bisogno di uno spazio più ampio per entrare in una storia.