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Alcuni racconti sono belli
“Raggiunse l’auto e aiutò Bailey a sistemarsi sul sedile del passeggero. Poi si sedette al volante ma non mise in moto. Pensò che un giorno, forse molto presto, sarebbe stata single, frivola, pronta a tutto e senza cani, libera di uscire con professori grassottelli, veterinari, e chiunque altro le fosse piaciuto. Desiderò che quel pensiero la rendesse felice. Desiderò di provare qualsiasi altra cosa tranne che quel purissimo, plumbeo, fosco senso di tristezza.”
E così fu, purtroppo. Nei racconti di Cheever, a cui l’autrice è stata paragonata, il fascino viene proprio da quel purissimo, plumbeo, fosco senso di tristezza la cui perdita forse migliora la vita ma peggiora la letteratura.
I primi racconti della raccolta sono proprio belli perché pur fotografando situazioni tutte abbastanza simili di ambiguità/ nebulosità/ polivalenza sentimentale hanno un’incrinatura umorale che potrebbe anche ricordare Cheever. I primi racconti hanno un tocco magico e particolare che giustifica l’attenzione sull’autrice e io credo che siano i primi che ha scritto perché la protagonista è più giovane. Purtroppo la maggior parte dei racconti successivi (dopo pag 90) risulta piatta, nel senso che l’incrinatura emotiva adolescenziale si perde e resta una superficialità grigia, una banalità sentimentale, l’ essere pronta a tutto ( ma non single) nel senso di pronta ad agguantare tutto dal punto di vista affettivo/sessuale. Il fatto di non avere scrupoli e sensi di colpa è disturbante perché non ci sono ostacoli, non ci sono mutamenti emotivi interessanti nelle storie. L’aggettivo frivolo rende abbastanza bene l’idea del tipo di storia. Il tocco ironico molto leggero dell’autrice è troppo rarefatto per compensare il disagio della piattezza dei racconti. Si tratta quasi sempre di storie di relazioni extraconiugali o di relazioni immaginate, o di relazioni parallele a quella ufficiale tutte vissute in totale assenza di scrupoli con la convinzione che avere la protagonista al fianco compensi automaticamente il compagno di qualsiasi perdita.
Leggendo i primi racconti con il loro fascino umorale mi chiedevo come mai l’editore avesse preferito presentare il libro come “i racconti più irriverenti dell’anno”.
Però leggendo i racconti successivi credo che l’editore abbia rinunciato alla fascia dei lettori di Cheever preferendo un pubblico più portato alla lettura di evasione.
In ogni caso i primi racconti sono belli e meritano di essere letti anche dai lettori di Cheever. Particolarmente carino è il racconto Come dare l’impressione sbagliata in cui una ragazza fa credere alla famiglia/ amici che il compagno di stanza sia il suo fidanzato.
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