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Rivoglio solo il mio cappotto
Come si può prendere una storia semplice, fatti di tutti i giorni, e farne un grande esempio di letteratura. Gogol ci descrive con precisione, senza fronzoli questo ometto che nessuno vede. Del resto Akakjj non si preoccupa di quello che lo circonda. Fa qualche debole tentativo di allontanare i colleghi che lo beffano, ma sen e cura poco così come non si cura di ciò che succede in strada, di quello che gli cade addosso dall'alto.
Il suo unico piacere è fare il suo lavoro di trascrizione di testi. Lo fa anche nel tempo libero, solo per avere il piacere di scrivere parole importanti.
Un guizzo nella sua vita arriva quando suo malgrado si decide ad acquistare un cappotto nuovo: i sei mesi che precedono questo evento sono da un lato esaltanti e dall'altro un inasprimento della sua vita di stenti. Si decide a saltare i pasti, a camminare con leggerezza pur di non consumare troppo le suole delle scarpe, si toglie la biancheria in casa per non sdrucirla. Ma tutto questo è ripagato dalla gioia dell'attesa. Si addormenta felice, sul lavoro si lascia andare persino a qualche errore, cosa mai successa, perchè distratto dalle fantasticherie del suo prossimo soprabito.
Il giorno tanto atteso arriva, la gioia e l'orgoglio sono inenarrabili, ma come spesso succede durano poco.
Il povero impiegato, o qualche entità ultraterrena per lui, avrà comunque occasione di trovare il modo per avere giustizia la prima volta nela sua vita. Così come riuscirà suo malgrado ad essere notato, temuto e forse rispettato.
Mi è piaciuto molto lo stile in cui è scritto questo libro. Forse anche per merito della traduzione, questo volume di metà 1800 e per di più russo si legge con facilità. Pochi dialoghi, molta attenzione alla descrizione sia fisca che intellettuale del protagonista, ma in modo semplice, immediato che spinge a continuare la lettura.
Fa un pò tristezza immaginare che già nel momento in cui scriveva questo libro Gogol iniziava a dare i primi segni di quelle crisi di nervi, poi trasformatesi in manie religiose e di autopurificazione che lo hanno afflitto con sempre maggiore intensità. Forse è vero che la genialitò va sempre un pò a braccetto con la follia.