Dettagli Recensione
Sull'illusione della comprensione
E qual è la pretesa di chi ora si pone in procinto di recensire questo libro?
Presentare trama e impressioni personali?
Dire qualcosa di sensato sull’arte e sulla genialità di questo autore argentino?
Contestualizzarlo rispetto al suo tempo, alla sua patria, alla sua enorme erudizione?
NIENTE DI TUTTO QUESTO.
Non posso fare niente se non consigliarne la lettura. Dovrei a questo punto convincervi con valide motivazioni che mi riporterebbero a quella pretesa di cui sopra facendomi ovviamente incorrere nel pericolo di non poter riferire dignitosamente la trama di questi racconti, di non poter farne un ritratto opportuno e di non riuscire nemmeno a contestualizzarlo.
Allora mettiamola così...
Durante un periodo di lunga e pericolosa malattia, un ingegno ebbe modo di aguzzare la sua vista sulla realtà barcollando egli, già da piccolo, nella penombra che culminò in cecità. Amava leggere e scrivere e ragionare e cercava, come tutti, immerso in una dimensione incomprensibile, l’ultima verità.
Vagò dunque col pensiero e con la fantasia e ci restituì un’opera bellissima, non ascrivibile a nessuna categoria, forse neanche a quella del fantastico. Sapeva egli quale effetto avrebbe fatto leggere di un’enciclopedia misteriosa che rimanda ad Uqbar e TlÖn, mondo immaginario che si fonde con la realtà?
Sapeva egli, e si divertiva a pensarlo, che avrebbe indotto il lettore a immediata rilettura per tentare di comprendere ciò che aveva appena intuito? Gongolava nel prefigurarsi la gioia che avrebbe inondato una qualsiasi inclinazione filosofica, matematica, logica, o perfino solo letteraria, a gioire nel capire un piccolo dettaglio che avrebbe illuminato il suo cammino verso la comprensione? Sapeva dunque che non ci sarebbe stata alcuna comprensione?
Creò un labirinto e ne offrì delle letterarie rappresentazioni la cui materia può essere ritrovata nel racconto “La biblioteca di Babele” aiutandosi ulteriormente col negare tutte le categorie utili alla comprensione umana: via lo spazio, via il tempo, via il finito e l’infinito. Il paradosso pare trionfare. La metafora gorgoglia, il dubbio trionfa. La letteratura? Il gioco al non c’è niente da capire.
Perso in labirinti metafisici, approdò come “l’uomo grigio” del racconto “Le rovine circolari” ad altre forme, a pura ciclicità, a negazione di ogni concezione, al trionfo della dimensione onirica (“nel sonno dell’uomo che lo sognava, il sognato si svegliò”).
Si svegliò? E si perse ne “Il giardino dei sentieri che si biforcano”: letteratura e realtà paiono fondersi. Già si era esercitato nella finta recensione in “L’accostamento ad Almatosin”, burlone il nostro.
Le biforcazioni della prima parte intitolata appunto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, dopo evidenti tratti esponenziali dei suoi racconti lo portarono agli “Artifici”, meno criptici ma altrettanto suggestivi.
Suggestionata io? No, direi: fortemente impressionata. Libro incorruttibile, infinito. Che si vuole di più? Pardon: sono ricaduta nelle categorie!
Indicazioni utili
Stevenson
Shaw
Leon Bloy
Commenti
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Capisco la tua difficoltà di recensire: qualche mese fa ho dovuto abbandonare una sua opera per lo stesso motivo... sto aspettando il momento buono per riprenderla...
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è un autore che mi incute molto timore e penso che non sia facile da recensire