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Vogliamo esser tutti Signori delle Mosche
Prima di addentrarmi nelle considerazioni voglio fare un’osservazione: questo libro va letto, assolutamente, perché mette a nudo la natura dell’essere umano in una maniera molto interessante. D’altro canto non risulta una lettura piacevolissima (a discapito della trama intrigante), e se devo dire la mia questa mancanza è dovuta principalmente allo stile dell’autore. Ora, io non so se questo è dovuto a una cattiva traduzione (lo spero per Golding), ma la narrazione è confusionaria e perde spesso il filo della logica, inoltre gli ambienti sono descritti in maniera forse troppo abbondante, e cosa ancor peggiore, non rendono per niente l’idea; non sono riuscito a farmi la benchè minima immagine mentale degli scenari in cui si svolgono gli eventi, sono soltanto luoghi incoerenti e confusi che la mia mente ha partorito nel disperato bisogno di entrare in quel mondo, ma per niente aiutata dalle descrizioni.
Detto questo però, una grossa nota di merito va ai contenuti, e sono questi a rendere l’opera un pezzo importante del bagaglio culturale di un lettore che si rispetti.
Un gruppo di bambini, a seguito di un incidente aereo, si ritrova disperso su un’isola deserta, mentre nel resto del mondo infuria la guerra. Questi giovani si ritrovano privi dei bisogni primari dell’essere umano, che nel mondo civilizzato davano per scontati, e dell’esperienza necessaria a far fronte a una simile situazione.
Tenteranno di organizzarsi e di far fronte alle difficoltà, si daranno alla caccia, alle leggi, costruiranno dei rifugi e si organizzeranno per tenere vivo un fuoco che faccia da segnale di SOS. L’innocenza bambinesca però sarà ben presto contaminata da una componente “adulta”, facendo spazio nelle loro anime a quei problemi e difetti che avrebbero dovuto affacciarsi nelle loro vite molto tempo più tardi. La disgrazia accelera il loro processo di “crescita”, ma sarebbe meglio dire involuzione. Verranno fuori contrasti di ideologie e personalità; contrapposizioni tra ragione e istinto di sopravvivenza, tra la difficoltà di attenersi alle leggi e la semplice ma immorale barbarie. L’innocenza fanciullesca fa la sua dipartita, rimpiazzata da violenza e furti; dal desiderio di uccidere e prevalere guerreggiando.
Quell’isola dall’aspetto paradisiaco diventa scenario per gli angoli infernali del cuore umano, un cuore bramoso di potere, un cuore che pur di ottenere il dominio su tutto il resto accetta il marchio dell’infamia sui propri tessuti organici. Gli “adulti” osserveranno lo sconvolgimento avvenuto tra quelli che in fin dei conti sono soltanto bambini e ne rimarranno sconcertati, senza pensare che quello è soltanto il prodotto delle guerre che da secoli intraprendiamo per essere Signori delle Mosche.
“Continuarono a camminare, vicini ma separati da tutto un mondo di esperienze e di sentimenti diversi, incomunicabili.”
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Loris