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" Miele di calabrone "
Ci fosse un premio per l'originalità, sarebbe difficile competere con questo bellissimo romanzo proveniente dall'estremo nord della Svezia.
L'autore, T. Lindgren, è fra i maggiori scrittori scandinavi contemporanei e fa parte dei 18 componenti che assegnano il Nobel per la Letteratura.
La vicenda è tutta incentrata su tre personaggi : una donna e due fratelli. La neve è un'altra protagonista, presenza costante, con candidi fiocchi che scendono copiosi e una coltre bianca che copre la foresta, il lago, il paesaggio intero. Forse solo in alcune pagine dei grandi Russi c'è tanta abbondanza di neve.
Una donna di mezz'età, nubile, scrittrice ed esperta in vite dei Santi, tiene una conferenza in un villaggio sperduto della Svezia settentrionale.
Pernotterà nella casa isolata di di uno scheletrico anziano, gravemente malato.
Il mattino, la partenza è resa impossibile da una nevicata che ha completamente bloccato la strada.
Di fatto sarà costretta a rimanervi per alcuni mesi.
Unica abitazione vicina, ma poco visibile, è quella del fratello di lui, pure anziano e gravemente malato, ma grassissimo e in perenne abbuffata di dolciumi.
I due vecchi vivono in un tormentoso stato di odio-amore, soprattutto odio, tanto da non vedersi mai; ognuno in lotta per sopravvivere all'altro: "Non darò mai a quel demonio la soddisfazione di morire prima di lui. E' questo che mi tiene in vita".
"Era stata l'età adulta a dividerli". Nei loro ricordi emerge una figura di donna, e anche un bambino.
La conferenziera fa da tramite fra i due. Il finale è un colpo di genio: sorprendente e altamente significativo, tanto da rendere possibili diverse interpretazioni, anche di tipo simbolico, da lasciarci perfino azzardare la ' lettura ' di un contrasto fra due opposti estremi di una stessa personalità, come nel testo di I. Calvino "Il Visconte dimezzato".
Il libro, splendidamente tradotto da Carmen Giorgetti Cima, presenta una scrittura che mescola dramma e ironia in modo sempre inaspettato : secondo l'anziano ospitante, il fratello "non era nemmeno malato, ma solo moribondo", e per sé ritiene che "i primi tempi da morto avrebbe solo riposato, poi si sarebbe visto".
In un linguaggio di notevole bellezza, l'autore non ci risparmia momenti, diciamo, indelicati, per cui agli schizzinosi consiglio di leggere ... lontano dai pasti.
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Commenti
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Grazie
Saluti
Riccardo
non vado tanto d'accordo con gli scandinavi, ma qua parliamo di altro genere rispetto allo sfruttatissimo giallo..
intrigante
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