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Il cappotto
 
Il cappotto 2014-12-28 15:35:34 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    28 Dicembre, 2014
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“Lasciatemi stare, perché mi offendete?”

Gogol' è un Maestro della letteratura e lo dimostra in un racconto perfettamente cesellato che si legge in un'ora e lascia attoniti, col sorriso sulle labbra e un senso di pena nel cuore.
Racconta di una solitudine assoluta nel gelo pietroburghese con un'ironia sottile e ben calibrata che stempera ad arte i tratti drammatici della storia, esaltandone per paradosso la tragicità.
Akakij Akakievic Basmackin è un umile impiegato con mansioni da copista, felice a suo modo e zelante nel lavoro fino al ridicolo:
“Si metteva a letto sorridendo in anticipo al pensiero del domani, di quel che l'indomani Dio gli avrebbe mandato da copiare”.
Basmackin è innocuo e di poche pretese, ma sembra che la vita si diverta a tormentarlo, proprio come i colleghi che non perdono occasione per burlarsi di lui con scherzetti di bassa lega:
“Lasciatemi stare, perché mi offendete?”, è la sua unica, sporadica protesta... Il lamento di un agnello tra i lupi.
Il fatto è che il povero Basmackin dà l'impressione di essere nato per quello: per essere tormentato da uomini e cose.
Lo seguiamo per le vie di Pietroburgo, perfettamente descritte tra squallide scale di servizio e appartamenti dei quartieri alti, tra proletari dediti all'alcol e tronfi burocrati che hanno fatto carriera.
La necessità di un cappotto dà una sferzata alla sua misera esistenza, funziona da diversivo e da sprone: con qualche sacrificio, starà al caldo e si libererà della logora “vestaglia” oggetto dei lazzi di tutti gli altri impiegati.
Le sue precarie condizioni economiche lo portano ad una serie di tragicomici buoni propositi (“procedere quasi in punta di piedi, per non consumare prima del tempo le suole”), e lo scrittore, attraverso il motteggio, ci dà come meglio non si potrebbe la misura dello stato miserabile dell'uomo: il pensiero del nuovo cappotto lo rende più ardito e colma un vuoto, come se “una gradita compagna avesse acconsentito a percorrere al suo fianco il cammino della vita”.
La svolta surreale sorprende in un contesto così tanto realistico, ma non fa perdere mordente alla storia, che resta quella di un omicidio a più mani, di un colpo mortale inferto dal più forte al più debole, tra indifferenza e meschinità.

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I classici russi.
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Commenti

10 risultati - visualizzati 1 - 10
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siti
28 Dicembre, 2014
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Bel commento per un autore geniale.
Di Nicolaj Gogol ho letto "Anime morte", penso che lo scrittore sia il padre della letteratura russa dell'800, anche se inferiore a pilastri quali Dostoevskij e Tolstoj.
Bel commento, non ho mai letto nulla di Gogol, potrebbe essere l'occasione giusta.
Grazie,
Saluti
L'ho letto un bel po' di anni fa! L'hai riportato a galla nella mia memoria :-)
Ciao!
Bel commento, Cristina, e bella segnalazione per ricordarci che ci sono grandi autori, che reggono i cardini della letteratura, lì a portata di mano.
@Ferruccio: grazie per avermelo ricordato, ho già provveduto a scaricarlo :-)
@Emilio: proprio così! I classici hanno il vantaggio di essere spesso reperibili online gratuitamente.
Grazie a tutti :-)
Che splendido commento, io non l' ho mai letto...
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Cristina72
04 Gennaio, 2015
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Grazie Cub, ciao :-)
In risposta ad un precedente commento
gracy
04 Gennaio, 2015
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Che grinta!!! E poi le 5 stelle totalitarie sanno di capolavoro. Gogol mi manca, mai letto!
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
10 Gennaio, 2015
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@Gracy: per me è stato il primo Gogol. Adesso sto leggendo "Le anime morte", ma questo mi sembra più asciutto ed efficace nella sua brevità. Nel suo genere potrebbe anche definirsi un capolavoro.
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