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Stoicismo magistrale
A metà del secolo scorso, in un lager sovietico, si svolge una regolare giornata, una delle tante, tutte paurosamente uguali, tutte tristemente “normali” per le centinaia di detenuti il cui destino sembra aver fatto a cazzotti con l’illogica legge sovietica secondo cui si finiva in prigione per motivi discutibili.
Ivan Denisovic è al suo ottavo anno di prigionia; ne deve scontare dieci per essere stato così stolto in guerra da essere stato preso prigioniero dai Teseschi.
Questa la sua colpa.
Dieci anni di inferno, alla fine dei quali peraltro non vi è la certezza della fine.
Il tutto in un ambiente angusto, gelido; il termometro è costantemente parecchi gradi sotto lo zero per tutte le 24 ore. L’autore descrive con maestria la pungente sensazione del freddo siberiano attraverso particolari che danno vita alle stesse sensazioni provate dal protagonista.
Eppure per Ivan, ma come per lui lo stesso vale per ogni altro suo compagno, la vita lì dentro ha ormai preso la piega della normalità perché probabilmente la giusta ricetta per sopravvivere a condizioni che ci fanno rabbrividire solo pensandoci è esattamente quella.
Ci si chiede se sia davvero possibile un atteggiamento così stoico di fronte ad un inferno di tali dimensioni eppure il realismo viene da una solida verità, che è sapere che la descrizione degli eventi e della condizione nel lager proviene da un autore che è stato egli stesso imprigionato in uno di quelli, esperienza che è stata cruciale per la sua formazione di scrittore.
L’atmosfera rimane claustrofobica ed opprimente sebbene si è portati facilmente ad apprezzare la superba forza di volontà del protagonista che riesce a gioire di quei pochi elementi e momenti della giornata quali quelli passati in mensa a mangiare la solita ma essenziale brodaglia acquosa.
Ultimo, ma non meno importante motivo per tenersi in vita è lo spirito di gruppo, la solidarietà che accomuna ogni detenuto e che si esprime con piccoli favori e scambi; solo chi riuscirà ad entrare in empatia con il resto del gruppo potrà contare su una ulteriore riserva di ossigeno necessaria ad attendere un nuovo inizio di vita.
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Commenti
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Proprio così...leggere questi classici è un modo per onorare tanto sacrificio!
bella presentazione dell'opera, Elvio!
L'autore è un grande erede della miglior tradizione letteraria della Russia.
Concordo appieno! Egli fa rivivere la classica sensazione di quando si legge ogni altro Guru della letteratura russa.
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Ottima recensione. Ciao.
Ferruccio