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Scrittori dal carcere
 
Scrittori dal carcere 2014-11-09 11:39:07 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Novembre, 2014
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Levi, Mangakis, Lorca: uomini e la detenzione.

«Il carcere è in sostanza limitazione di spazio compensata da eccesso di tempo» è questa la definizione con cui Josif Brodskij dà avvio alla sua prefazione dell'opera. Un breve incipit, forse, ma che in sé racchiude tutto il senso della realtà della reclusione e pertanto si afferma come estremamente significativo.
“Scrittori dal carcere” è un'antologia contenente le “voci” di autori incarcerati per motivi politici. E' un escursus nell'universo della detenzione concentrata nell'arco di tempo del ventesimo secolo, è una testimonianza di coraggio e di resistenza dell'uomo privato della sua umanità per essere sottoposto a condizioni di vita opinabili. La realtà che viene descritta è ancora oggi percepita come anomala nella comunità sociale che difficilmente riesce a percepire il carcere come un'entità tangibile, nello specifico pone la sua attenzione sul binomio sofferenza-resistenza . L'unica colpa di personaggi quali Vaclav Havel, Arthur Koestler, Federico Garcia Lorca, Irina Ratushinskaja, Ghiannis Ritsos, Wole Soyinka e altri, è quella di aver espresso le proprie idee. Le conseguenza di questa libertà di pensiero? Il carcere, la tortura e, nei migliori dei casi, la morte. E come può un letterato descrivere un'esperienza così traumatica non determinata dall'aver commesso un reato quale un omicidio o un furto bensì una semplice manifestazione del pensiero se non con la scrittura?
Ormai giunta al settantacinquesimo anniversario di PEN, l'antologia raccoglie le lettere, i diari, le poesie e i ricordi della prigionia mostrando al lettore tanto gli aspetti quotidiani di questa (dalla pulizia alla solitudine) tanto i sogni e le paure. Nella meditazione fra la morte e la libertà il lettore è catapultato in una dimensione celata agli “occhi del mondo esterno” ed è portato a riflettere sulla sopraffazione dell'uomo, sulla solitudine della cella, sul coraggio della dignità umana.
Fondato nel 1921da Amy Dawson, meglio nota come “Saffo”, il Pen (Poets, Essayist, Novelist – ovvero “Poeti, Saggisti e Narratori”) nasce con radicata in sé l'idea di internazionalismo dell'universo letterario e con lo spirito di accogliere scrittori stranieri in visita a Londra. Da questo primo obiettivo si è poi dedicato ad offrir rifugio agli esiliati, perseguitati e fuggitivi durante i regimi dittatoriali e ad osservare con occhio critico le varie fasi storiche del 1900 (basti pensare che la partecipazione effettiva della Russia si è concretizzata e fu resa possibile solo nel 1988). Fra le sue varie attività il Pen ha deciso di dar spazio agli scritti sul carcere in primo luogo per omaggiare ciò che tali uomini hanno vissuto e testimoniato (in epoche che che mai dovrebbero essere dimenticate) ed in secondo luogo per ripercorrere un genere dal punto di vista letterario.
Chi affronta un testo del genere deve essere inoltre consapevole che nonostante alcuni brani siano stati scritti da personalità di indubbia capacità, difficilmente vi troverà una forma elaborata caratterizzata da metafore, immagini o esperimenti linguistici poiché lo stile semplice e non pretenzioso è preferito da questi artisti in quanto più idoneo a descrivere la realtà dai medesimi vissuta. Sono racconti freddi e calmi, caratterizzati da candore e onestà perché solo essendo scrupolosamente fedeli a quel che nel concreto è la “carcerazione di tipo politico”, e dunque riferendo il “campo d'azione” a quella reclusione usata per controllare e fermare il dissenso, il lettore potrà avere ben chiaro in cosa essa consiste.
E' un'opera di riflessione che può suscitare critiche e approvazioni, sicuramente ci sarà chi penserà che le carceri è un bene che esistano, altri che obietteranno che sono oramai strumenti che non hanno più ragione d'essere e che necessari sono altri metodi, altri ancora sosterranno che i detenuti sono criminali e che dunque una volta dentro le mura del penitenziario dovrebbero essere buttate via le chiavi, altri ancora sosterranno che tanto oramai nessuno viene più punito per i crimini che commette e dunque non è più comminata la pena della reclusione carceraria etc etc ma quello che deve essere evidenziato è che nel caso di specie non si parla di una qualsiasi carcerazione, si riferisce a quella operata nei confronti di chi si oppone ad un sistema manifestando idee diverse dalla massa e non, dunque, di criminali “comuni” e della conseguente effettività della pena.
Lo scopo di questo breve libricino è la riflessione su uno strumento che nel concreto per chi fa parte “del mondo fuori” è solo immaginabile perché intangibile e pertanto resta un qualcosa di atipico, si sa che esiste ma non se ne può concretamente comprendere ciò che veramente è. Comprende inoltre scritti di personalità autorevoli quali Primo Levi. E' una considerazione sul non-luogo del carcere in relazione all'umanità dell'individuo.

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Interessantissima recensione, Maria.
Grazie a te possiamo conoscere libri che ci fanno riflettere su problemi che non devono essere rimossi.
siti
09 Novembre, 2014
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Ciao,
il tuo contributo mi sorprende per le analogie di pensiero che in me ha invece scaturito la lettura di Tobino.
Mi piace molto, in particolare, la frase finale ma in generale gli spunti di riflessione che hai offerto.
Un saluto,
Laura
Segnalazione interessante davvero.
Se Laura è stata sorpresa dalla frase finale, a me è capitato d'essere folgorato da quella iniziale: è un'osservazione che mette perfettamente in risalto la distorsione insita nella carcerazione (a mio parere, oggi, comunque non sostituibile).
Per i regimi è fondamentale la carcerazione dei prigionieri politici: prima ancora che ottenere il loro controllo, è importante dare alla massa (o opinione pubblica che dir si voglia) una dimostrazione tangibile del loro essere criminali. Nessuna migliore alternativa al metterli in prigione, a meno che non li si voglia impiccare sulla pubblica piazza... Ed è capitato anche questo...
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Mian88
10 Novembre, 2014
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Grazie Emilio per le tue parole e per aver letto la mia recensione. Mi fa veramente piacere sapere di poter in qualche modo contribuire a far conoscere libri che spesso cadono nell'oblio, un po' come è accadatuo all'opera da me citata ed ormai non di facile reperibilità. :(
Grazie inifinitamente :)
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Mian88
10 Novembre, 2014
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Grazie Laura in primo luogo per aver dedicato parte del tuo tempo alle mie parole. E' vero, riflettendo sulle due opere numerose sono le analogie che scaturiscono, a mia volta ho avuto la stessa impressione.
Ti ringrazio col cuore per le tue considerazioni, non sai quanto mi abbia fatto piacere. E' un romanzo incisivo che lascia il segno.
Un saluto,
Maria
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Mian88
10 Novembre, 2014
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Esatto Rollo, a mia volta sono stata letteralmente folgorata dalla prima affermazione, ha suscitato in me riflessioni sulla distorsione insita nella carcerazione portando inoltre la mia mente a riflettere sul perché effettivamente uno strumento che ancora oggi si manifesta come indispensabile e diplomaticamente insostituibile sia nel concreto così indiscriminatamente sfruttato.
Quanto sono vere le tue parle, non vi è fine alle dimostrazioni di controllo e quando queste cadono in pubbliche manifestazioni di crudeltà e criminalità è palpalibe il degenero di quella che dovrebbe essere la società.
Grazie del tuo commento e di aver letto la mia recensione. :)
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