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PER 80 RUBLI AKAKIJ PRESE IL CAPPOTTO
Akakij Akakievic è un impiegato di bassa lega, si occupa di copiare e ricopiare lettere e documenti, sa fare solo quello e solo quello brama fare.
La sua vita scorre monotona ma tutto sommato soddisfacente, quando un’improvvisa tragedia lo colpisce.
Il suo fidato cappotto, ormai ripetutamente sdrucito e rammendato, si logora irrimediabilmente.
Il suo sarto di fiducia non può porvi rimedio e consiglia al povero Akakij di acquistarne uno nuovo.
Il nostro fantozziano impiegato quindi lavora duramente per mesi, prostrato da rinunce e digiuni per racimolare i soldi necessari ad acquistare un nuovo cappotto.
Dopo lungo tempo riesce nella sua impresa, il cappotto nuovo non solo lo protegge più efficacemente, ma gli fa da ascensore sociale, permettendogli di inserirsi nei circoli bene della sua azienda.
Ma non tutto andrà per il verso giusto.
Gogol crea un racconto che sa essere surreale ma allo stesso tempo crudamente verista.
Testimonia così una società superficiale, in cui già il cambio di cappotto garantisce un’alterazione della propria immagine pubblica.
Lo stile è balzano, Gogol racconta il tutto come se si trattasse di una qualche leggenda metropolitana di cui ha sentito parlare, anche se improvvisamente aggiunge dei particolari molto minuziosi, che stonano positivamente con la vaghezza di altri passaggi.
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I grandi scrittori russi, anche se talvolta non facili, ci dicono sempre qualcosa d'importante.
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