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Troppo umani, troppo veri
A volte la scrittura è l’elaborazione di un dolore proprio o altrui da cui lo scrittore riesce a prendere le distanze, trasformandolo in frutto prelibato.
E' il caso di questa raccolta di racconti, piccolo gioiello della letteratura contemporanea in cui la perfezione dello stile - serio o scanzonato in varie modulazioni - si adatta a personaggi e situazioni come un abito dal taglio impeccabile.
Intensa la prima storia, quanto può esserlo quella di una donna annientata, madre di tre bambini uccisi dal loro stesso padre.
Sorprende lo sviluppo emozionante e paradossale della trama, spiazzano le parole del genitore assassino, il suo amore per i figli, le agghiaccianti, struggenti certezze di chi ha toccato il fondo:
“Il Paradiso esiste. Ho visto i bambini. Li ho visti e ho parlato con loro”.
La fine del racconto chiude in qualche modo un cerchio doloroso, ma eccone un altro, ecco un’altra esistenza che si dispiega sotto gli occhi del lettore che a poco a poco scopre pensieri, emozioni, errori contro cui è impossibile puntare il dito: troppo umani, troppo veri.
C'è la donna che lasciata dal marito guarda avanti senza rancore verso un nuovo inizio e quella che con un po' di vergogna si scopre nel ruolo “dell'amante giovane, della spensierata rovinafamiglie”, mentre il destino riserva qualche imprevisto.
Magistralmente costruita la cronaca del delitto perfetto che non ti aspetti, consumato da due bambine spinte da un odio inesorabile (“...il culmine esistenziale del nostro essere noi”), e di grande impatto il confine tra la vita e la morte, tratteggiato con sfumature delicate che sfociano quasi nel surreale: la vita che se ne va con un senso di vertigine, la morte che arriva in punta di piedi rendendo vana ogni cosa terrena.
L’ultimo racconto - quello che dà il titolo alla raccolta - possiede la grazia delle atmosfere dei grandi classici russi ed è un omaggio a Sof’ja Kovaleskaja, brillante matematica vissuta a fine Ottocento.
Un'intelligenza fuori dal comune, un amante invidioso dei suoi successi (ma in cui lei si ostina a credere), qualche amico sincero, un’immensa voglia d’amore, di libertà, di vita.
“Troppa felicità” - sembra siano state le sue ultime parole - estremo luccichio di una stella solitaria.
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Commenti
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Scherzo il commento e' appetitoso, pero' l'unica esperienza che ho avuto con lei e' stata mortificante.
Incompatibili.
:-)
Ti faccio i miei complimenti.
@CUB: nooooo, riprova con questo!
@Rollo: è vero ho spoilerato un tantino, ma penso che nei grandi libri la trama in sé importi poco. Tutti sanno, per esempio, che la Karenina e la Bovary si sono suicidate ;-))
Grazie @Marcy, amica virtuale e letteraria, e grazie a tutti.
Piuttosto prova tu a leggere l'unico che ho letto io quando hai voglia.
Vorrei capire se ho avuto la fortuna di beccare l'unico libro orribile della Murno o se si tratta davvero, semplicemente, di incompatibilita'.
@Cub: se è così deprimente come dici non mi attira. Lo metto comunque in wl!
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Della Munro mai letto nulla, ma questo lo metto immediatamente in lista nonostante qualcuno mi abbia detto che sia un'autrice più che altro adatta ad un pubblico femminile. Una cavolata, vero?