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La dolcezza e la tirannia del primo amore...
Affrontare un autore russo potrebbe spaventare, ma vista la brevità del racconto (meno di 90 pagine) è un’occasione per emozionarsi senza lo spettro della possibile noia.
Perché a volte, un libro come quello di Turgenev è il luogo della memoria, dove le prime pagine sono la porta segreta per accedervi e ogni un lungo sentiero che si addentra nelle profondità dell’animo umano. Questo racconto non è altro che il luogo del cuore. Quell’angolo misterioso del nostro corpo dove si celano dolci e struggenti ricordi di un tempo perduto. Il tempo del primo amore.
Tutto comincia con una scena intima e familiare. Il quadro ottocentesco di una serata fra vecchi amici che, per riempire la noia di un dopocena, rinvangano a turno i fantasmi del loro primo amore. Quel sentimento che racchiude la tenerezza di un incontro e il fatale presentimento che il destino sia pronto ad insinuarsi nella magia di quegli attimi. Perché in ogni primo amore esiste una lotta, una disperata battaglia contro il nostro desiderio di rendere eterno il sentimento che proviamo per l’altro e la consapevolezza della fragile precarietà del nostro sogno.
Ed è su questa duplice visione dell’amore che si fonda il racconto, incarnandosi nella figura di Zinaida, principessa decaduta, figlia di un aristocratico ridotto sul lastrico a causa dei suoi debiti di gioco e di madre una volgare e intrigante, dedita alla costante ricerca del denaro perduto.
Vladimir Petrovi? è l’adolescente che, nell’estate dei suoi sedici anni, s’innamora perdutamente di lei. Nell’incantevole cornice della campagna alla periferia di Mosca, dove tutto è immerso nella quiete di giardini e fontane, l’affascinante e ambigua figura della giovane vicina di casa diventa l’oggetto di un inaspettato desiderio, di una passione che diventa ossessione.
Circondata da ammiratori, Zinaida si diverte a giocare, ad inventare racconti e storie di regine davanti ai giovani amici che si radunano ai suoi piedi in intriganti serate notturne che si svolgono nella sua proprietà ormai decadente. E lei, al centro di quel cerchio perfetto, incarna il fascino del doppio. Fata e strega, principessa e zingara, creatura innocente e insidiosa seduttrice. Una figura eterea che si aggira nel buio della notte, una voce che si espande nel silenzio con la dolcezza di uno scroscio d’acqua e, contemporaneamente, contaminata da parole allusive. In ogni suo gesto si coglie l’incanto di un’ideale d’amore e una misteriosa quanto torbida forza che si agita dentro di lei. Un’inquietudine e un oscuro segreto che, nonostante la spinga in parte a ricambiare l’amore che ha acceso nell’inesperto Vladimir, le impedisce di abbandonarsi tra le sue braccia.
Qualcosa la trattiene. Qualcosa che spinge il protagonista sull’orlo di una follia omicida e che lo porterà a scoprire una verità sconvolgente. Una verità che aveva inconsciamente ignorato e che contaminerà per sempre la sua idea dell’amore.
La prosa lirica e poetica di Turgenev ci svela il potere magnifico e, allo stesso tempo, malevolo dell’amore. Rappresenta con un stile a tratti commovente, a tratti spietato, il doloroso passaggio dall’adolescenza, dove tutto è immaginazione, sogno, magia, all’età adulta, dove non resta nient’altro che la malinconia del ricordo. Che dire, questo piccolo gioiello della letteratura russa emoziona come sanno fare solo i classici. Dimostra che nella grande letteratura i personaggi possono rivivere in noi, resuscitare le nostre stesse memorie e lasciare aperto il confronto con le proprie esperienze personali.
Purtroppo, non ho ancora letto il secondo racconto di questa raccolta, preferendo un’altra edizione dove compare solamente Primo amore. Ma penso che presto colmerò la lacuna.