Dettagli Recensione
Nel segno del Nero.
Quattro racconti brevi o "novelle" che dir si voglia, nel segno del nero.
A cominciare dal titolo della raccolta che ci avverte che non ci sarà spazio per le stelle in questa notte di 418 pagine, in cui l'assenza di luce si concretizza in quattro storie pervase di orrore, si, ma molto reale, umano, che prende piede dalle bassezze e dalla grettezza che a volte contraddistingue i nostri simili (ad eccezione della terza novella in cui c'è una spruzzata di sovrannaturale benchè la radice di tutto si trovi nella realtà)
Quattro storie dure, il cui centro focale sono le donne.
Tutto gira attorno alle donne in questi racconti, donne che sono a volte causa, a volte attrici protagoniste di eventi, a volte ancora vittime impotenti.
Le prime due novelle sono quelle più tetre, quelle più ciniche ed inquietanti, in cui la bassezza umana viene descritta con la massima vividezza, non risparmiando momenti abbastanza difficili da leggere ( lo stesso King ci informa nella postilla all'opera di avere avuto difficoltà lui stesso a scriverne), descritti con la solita maestria e con un ritmo infernale che tiene incollato alle pagine, suo marchio di fabbrica.
In questo senso la seconda novella del lotto, "Maxicamionista" (titolo un po' stupido se vogliamo, ma a ben vedere era l'unica traduzione possibile) ritengo sia la migliore, senz'altro la più angosciante, quella che personalmente mi ha coinvolto di più.
"1922", la prima della raccolta, ha toni molto lovecraftiani, in cui una storia di disagio, alienazione, isolamento ed egoismo si fonde con toni sovrannaturali (che si scoprirà non esserlo poi tanto) tipici del sopracitato Lovecraft, il cui "I ratti nei muri", racconto scritto nel 1923, è una più che evidente influenza per King.
La terza novella, "La giusta estensione", la più breve e la più vicina alla forma del racconto classica, è piacevole, anche se meno pregnante delle altre tre.
Quasi un "divertissement" da parte del Re, in cui sono evidenti richiami neanche troppo velati ad un certo personaggio presente in "Cose Preziose" oltre che alla mai troppo citata Derry.
L'ultima novella, "Un bel matrimonio" è forse la meno angosciante delle quattro, e, nonostante il tema sia molto concreto e plausibile, lo stile di scrittura sia fluido e coinvolgente, non ha, a mio avviso, quella carica emozionale delle prime due novelle.
Uno scrittore che ha tirato fuori in questa raccolta un po' della scrittura aggressiva e "in your face" che lo contraddistingueva in gioventù.
I racconti (specialmente i primi due e specialmente "Maxicamionista") sono molto brutali e diretti in alcuni punti.
Difficili da digerire perchè gli argomenti sono argomenti veri, che succedono nella vita reale o sono successi in periodi della storia in cui la cultura personale non era ancora così diffusa e l'ignoranza molte volta la faceva da padrone ("1922")
Gli individui di sesso maschile non ne escono per niente bene da questo libro, ma neanche le stesse donne, che pure risultano essere quasi sempre vittime, ne escono provate ed a volte cariche di fardelli che penderanno sul resto delle loro vite come spade di Damocle.
Nessuno esce vincitore da questi racconti, solo lui, il RE, che ci stupisce ogni volta con la sua grande maestria e talento.