Dettagli Recensione
Il Caffè Gluck di via Alserstrasse.
Piccolo libro breve recensione? Manco per niente!
Avete presente un buco nero?
Zweig ci permette di cogliere solo quello che sfugge all’orizzonte degli eventi lasciando all’intuizione l’immensa massa gravitazionale che quest’oggetto, apparentemente senza luce, racchiude in sé.
Un ebreuccio di una cinquantina d’anni, che aveva fatto per venticinque anni un tutt’uno con un tavolino dal ripiano di marmo nella sala da giochi del caffè Gluck di Vienna, -uomo dai chips stratosferici ancora da inventare che incameravano tanti di quei libri che anobii gli avrebbe invidiato-, ritorna alla memoria dell’anonimo narratore, che si rifugia durante un acquazzone in quel caffè ormai irriconoscibile, alla maniera delle madeleine di Proust .
In verità non ci sono dolcetti a evocargli il ricordo, ma “ Qualcosa d’indeterminato, prese a muoversi dentro di me rendendomi inquieto, come quando si annuncia un mal di denti, e ancora non sai se parta da destra o da sinistra, dalla mandibola o dalla mascella; sentivo solo una tensione sorda, un’inquietudine spirituale.”
Solo entrando istintivamente nella sala giochi e rivedendo il tavolino dove, vent’anni e più prima si era trovato faccia a faccia con un ebreuccio, si ricorda di Mendel dei libri. L’unico a poter dare una mano a nobili e plebei, e sempre a gratis perché la parcella stava in quel dover chiedere a lui.L’unico a poterlo aiutare con la bibliografia della sua ormai lontana tesi.
E in cinquanta paginette c’è tutto un mondo in disfacimento che i Mann, Kafka, Musil, e i Singer,Ungar, ognuno a modo proprio, aveva descritto in migliaia di pagine!
Mendel, uomo di pace, ebreo per caso e cittadino d’Europa -per natura, se la parola non risulti offensiva – impastato da dio, anziché col fango, di libri letti o meno, i soli oggetti “ i libri che si fanno solo per legarsi agli uomini al di là del nostro breve respiro e difendersi così dall’inesorabile avversario di ogni vita: la caducità e l’oblio”.
L’incontro dello smemorato ex studente con la vecchia addetta alla pulizia dei cessi, da cui conosce la triste fine del vecchio erudito, non è un artificio letterario, un pretesto. La vecchia è la memoria, quella memoria che ci permette di strappare il velo al male quando riappare con altro travestimento.
E anche noi siamo messi a parte dell’inconsapevolezza dell’erudito vecchietto, dallo sguardo ironico e perspicace che le spesse lenti non riuscivano a nascondere, vittima della cattiveria di una stupidamente sospettosa burocrazia prima, e dei pescecani poi, quelli che avevano fatto fuori, in quel primo dopoguerra, tutti i pesciolini di scoglio solidali ma debolucci.
Mendel aveva conosciuto l’umiliazione di essere etichettato come clandestino, spia per giunta e internato nei campi per civili, da cui era uscito con il suo hard disk di ultima generazione completamente “atterrato”.
Zweig non poteva sapere, in quel funesto ’29 - quando scriveva che “il mondo, smaltita ormai la sua follia, si sta rendendo conto a poco a poco che delle mille crudeltà, dei mille scellerati soprusi di questa guerra (I guerra mondiale) di questa guerra, nulla è stato più insensato, superfluo e quindi moralmente ingiustificabile di quel raccogliere tutti insieme e stabbiare dietro il filo spinato civili ignari per i quali l’età del servizio militare era passato da un pezzo: uomini che avevano vissuto per molti anni in un paese straniero come fosse stata la loro patria e , confidando nel dovere dell’ospitatilità…non erano fuggiti in tempo…un crimine contro la civiltà perpetrato in modo altrettanto assurdo…su ogni zolla di terra della nostra farneticante Europa-, non poteva sapere, dicevo, che i campi esistono ancora e là saranno tradotti i superstiti dell’ultima tragedia di Lampedusa, quando il sipario calerà sul palcoscenico sopra cui si stanno esibendo tutti quei vermi di terra, che sono i nostri politici, versando lacrime di glicerina sulle bare dei duecento affogati.
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sto leggendo anche io Zweig, ma ancora mi mancano le novelle ed i racconti.
Un autore da riscoprire sicuramente