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“Non domandare, a noi non è dato sapere..."
“Nemico, amico, spasimante, amante, sposo”...
Il gioco, inventato da una ragazza sciocchina, consiste nell'accostare il proprio nome a quello di un uomo, eliminare le lettere comuni e contare sulle dita le restanti. Che ruolo avrà “lui” nella mia vita?
Troppo giovane Sabitha - la ragazza in questione - per sapere che una cosa non esclude affatto l'altra, e soprattutto che domandare non è saggio.
Lo sapeva bene il poeta latino Orazio, quello tradotto dalla sua arguta amica Edith nei compiti a casa: “Non domandare, a noi non è dato sapere, che cosa il destino abbia in serbo per me, che cosa per te...”.
Il passatempo un po' crudele delle due amiche (scrivere ad una zitella false lettere d'amore) diventa nel primo racconto della raccolta il filo di cui la sorte si servirà per tessere la sua trama, seguendo percorsi bizzarri e imprevedibili.
Lasciarsi vivere è quello che fanno i protagonisti dei nove racconti, un fiume in piena di episodi immaginari o reali che si richiamano a vicenda, pensieri inconfessati, sensazioni, in uno scenario canadese che è come una colonna sonora.
A volte si rischia di scadere nel rosa, ma ecco che una frase spiazzante che scava nel profondo rivela una notevole capacità di introspezione che fa riprendere quota alla narrazione.
La scrittrice sembra smaniosa di raccontare tutto, meticolosa quasi fino all'ossessione, come se eventi e personaggi popolassero la sua mente e volessero uscirne fuori.
Per esempio Lorna, moglie e madre che non ama abbastanza il marito e lo odia anche un po', e intanto vive nell'attesa di un amore totalizzante (lei lo chiama “qualcosa”) cercandolo per istinto nella stanza vuota di un amico che la corteggia con discrezione:
“...sedersi per terra, al centro del quadrato di linoleum. Restare seduta per ore non tanto per osservare la stanza di lui, ma per sprofondarci dentro”.
Oppure Nina, felicemente sposata, che in una fredda sera stellata riceve dall'uomo di un'altra un bacio sulla gola, ricordo segreto e prezioso: “Come se in quel momento ogni cosa di lei venisse riconosciuta e onorata e inondata di luce”.
Sono i segreti delle donne, istanti che ritornano ogni tanto “con un susseguirsi di ondate di intensa memoria”.
Maschile, invece, è il punto di vista dell'ultimo racconto, una piccola perla con sviluppi paradossali dal sapore vagamente pirandelliano. Lui, lei e la demenza senile, che ferisce peggio del peggiore dei tradimenti e separa più della morte, mentre la vita, come sempre, dimostra di avere più fantasia degli uomini.
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Commenti
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Amo io racconti della
Munro da molto tempo prima del Nobel ed ho ritrovato nella tua analisi i tratti che prediligo in questa grande sc rittrice. Grazie !
@Bruno aspetto il tuo parere allora! :-)
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