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Due novelle, un solo legame
Chi legge con frequenza quest’autrice ormai l’avrà capito: nei suoi libri si entra in un Inferno paradisiaco da cui è molto difficile uscire e che induce a determinare se la si amerà o si odierà. Per sempre. Non c’è verso: con Amelie Nothomb non esistono le mezze misure, proprio come in questo particolarissimo libretto di centotre pagine, grosso come un portadischi e contenente soltanto due racconti brevi. Ma che racconti! Una tale contorta e bizzarra bellezza retorica non si trova altrettanto facilmente.
Si può tranquillamente parlare di filosofia quando si parla di Amelie Nothomb. Una filosofia spietata, malvagia e subdola, ma anche benefica e salvifica, piena di perle che danno ragione ad ogni singolo personaggio e dove il torto non esiste o non sta mai da una parte sola.
Ma perché proprio queste due novelle? Perché raccoglierle insieme in un unico volumetto quando non hanno apparentemente niente in comune?
Cosa può legare la storia di uno spietato arrampicatore sociale che compie un atroce delitto, scappa, cambia vita e s’innamora e la vicenda di un anonimo uomo che si dirige nella fredda Finlandia con infiniti sogni e aspirazioni, ma senza alcun mezzo di sostentamento alla casuale ricerca della donna della sua vita che non ha mai visto, avuto o di cui non sa nemmeno il nome?
Probabilmente più di quanto ci si possa immaginare: il sacrificio involontario ma necessario per il raggiungimento del piacere assoluto, il viaggio come fuga e ricerca di qualcosa di migliore, il mutamento totale di personalità e scelte di vita, l’inevitabile confronto con il mondo, la diversità e ciò che più si disprezza, un finale sconvolgente e assurdo ma che il lettore si trova costretto ad accettare perché, nonostante tutto, in esso trova una sua logica, anche se perversa, e, perché no, anche una forte critica ai vizi e ai difetti della società odierna che l’autrice enfatizza e stravolge.
Nessuno è innocente e nessuno è colpevole, tutti hanno dei lati oscuri che prima poi tirano fuori grazie alle circostanze che attraversano e rivelano la vera natura dei personaggi.
Per quanto vivo uno rimanga in questo libro, non può affermare di essere salvo, felice o appagato: gli mancherà sempre qualcosa, che ha perso o che non ha mai avuto, anche se non lo saprà mai.
Non esiste il lieto fine, ma nemmeno il finale tragico: entrambi si fondono per creare una conclusione solenne, che rimbomba nella mente del lettore come il suono di un tamburo gigante, torturandolo dolcemente e inducendolo a riflettere, spesso invano: se si prova a trovare un senso, un ordine nei libri della Nothomb, si è fregati.
Il cervello si aggroviglia come la matassa di un gomitolo e non si riuscirà mai a districarne tutti i nodi: ne rimarrà sempre uno che porterà non pochi dubbi nella vita di tutti i giorni. Chi riesce a districare quel piccolo o grande nodo, non potrà mai apprezzare Amelie. Chi non ci riesce, si è fatto soggiogare dalla sua magia letteraria e dialettica e la seguirà come un fedele discepolo.
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Commenti
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Pensa lo stavo iniziando un paio di giorni fa, poi invece son finita su Simenon.
E' lì sul tavolo comunque ;-D
Appena puoi, leggilo!! Merita davvero, secondo me =)
Amelie è troppo brava =))))
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