Dettagli Recensione
Siamo come il vento!
È sempre un grande piacere leggere un racconto di un grande scrittore eclettico come Zweig. I suoi racconti sono così semplici da risultare difficili da riassumere e recensire. Ti lasciano un senso di spossatezza, angoscia, inutilità. Un’inutilità fattiva nel non sapere come gestire emotivamente.
Ci troviamo a Vienna allo scoppio della seconda guerra mondiale, Mendel è un signore che tutti i giorni si siede allo stesso tavolino per quasi trent’anni, dello stesso Caffè, un po’ trasandato nel vestire, canuto, aggobbito e sempre con libri che legge al suo seguito. Nulla lo distoglie dalla lettura può succedere di tutto intorno a lui, ma lui è indefesso, prono verso le pagine scritte. Non legge giornali, non ascolta la radio, le uniche cose che conosce del mondo sono quelle che gli trasmettono i libri. La sua passione e il suo genio sono messi alla mercé dei libri e di chi gli chiede consigli.
Forse avete capito male, non legge romanzi, saggistica o quant’altro, legge cataloghi sui libri, conosce le copertine i codici i titoli il prezzo dove trovarli e come reperirli è un archivio vivente è il miraculum mundi. Personaggi importanti si rivolgono a Mendel, aristocratici, galleristi, collezionisti di tutta Europa. Tutti lo amano e lo rispettano, tutti cercano di sopperire alle sue mancanze e dimenticanze, molti sono al suo seguito per amore e rispetto, sopravvive con una licenza di venditore ambulante, ecco il suo mestiere ufficiale, il rigattiere. Ma un giorno qualcosa accade che incrina il suo mondo costellato dalle letture e dal sapere, un errore, delle cartoline inviate ad editori europei come Francia ed Inghilterra. La censura reagisce, come può un uomo scrivere a paesi a loro belligeranti? Ma lui non sa nulla delle guerre e di cosa accade in quel preciso momento, lui vive in un mondo parallelo fatto di giorni alcionici nel suo universo di libri. Questo è Mendel. Solo l’uomo con i suoi abomini e le sue scelleratezze potranno distruggerlo nel modo più vergognoso possibile, che purtroppo noi conosciamo bene.
Da far piangere e riflettere!
“ Perché lui leggeva come altri pregano, come i giocatori giocano e gli ubriachi, intontiti, fissano il vuoto: leggeva in modo talmente assorto, con un tale rapimento, che da allora il resto del mondo mi è sempre parso profano.”
“ […] perché viviamo, se il vento che ci sospinge porta via subito anche l’ultima delle tracce che abbiamo lasciato?”
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Commenti
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Così simile al mio babbo.... :-)
@ Silvia: davvero fortunato, il tuo papà :-) per te e per le sue caratteristiche.
Mia riflessione: leggere e anche tantissimo va bene, ma senza estraniarsi dalla realtà...può essere pericoloso in tanti versanti...uno è ben menzionato in questo libro..ma credo ce ce ne siano molti altri...
Un abbraccio,Pia.
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