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I saltatori del fango
Coloni britannici in terra d'Oriente, natura incontaminata e rigogliosa che nella stagione delle piogge si fa spietata e dura come la verità. E' con quest'ultima che i personaggi dei sei racconti di Maugham, uomini e donne di belle speranze, devono fare i conti, scoprendo che a volte il confine tra bene e male, amore e odio, coraggio e vigliaccheria può diventare sorprendentemente labile.
Lo scrittore inglese arriva al fulcro dei sentimenti umani e con sguardo acuto e impietoso ne scandaglia gli abissi.
C'è il missionario senza macchia e senza paura, impegnato incessantemente a recuperare pecorelle smarrite, severo e misericordioso come il Dio che invoca di continuo. Ma tra le righe - e il finale lo confermerà - si avverte il dileggio cinico dell'autore, forte almeno quanto la voce imponente del religioso.
Ci sono scene di vita matrimoniale, la serena convivenza disintegrata all'improvviso dalla disillusione e dal disprezzo che pervade l'animo di uno dei coniugi, la fine violenta e inesorabile di un amore ridotto alla stregua di uno spiacevole equivoco.
E poi c'è il delitto per caso, la virtù che non conosce tolleranza e che inciampa nell'odio, trasformando persone inoffensive in potenziali assassini.
Sono ritratti ben delineati di personaggi simili ai “saltatori del fango”, grossi pesci tropicali che hanno lo stesso colore della melma in cui sguazzano: “C'era qualcosa di misterioso in loro, e allo stesso tempo di divertente. Facevano venire in mente gli esseri umani”.
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E' un libro che ho letto per caso, sulla scia di mia sorella che lo ha scelto in biblioteca, il titolo non mi allettava molto ma devo dire che ha superato le aspettative.
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