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Stare dentro a niente
"Tenevo gli occhi ancora chiusi. Ero a casa mia. Lo sapevo. Ma avevo la sensazione di non stare dentro a niente."
Sta tutto in questo periodo, tratto dal racconto "Cattedrale", l'ultimo ma sicuramente il più significativo, il filo conduttore della raccolta. In un'ambientazione tipicamente americana, dove gli States si respirano in ogni quadro senza essere esplicitamente descritti: i problemi quotidiani, la libertà e la noia, l'acoolismo, le partenze e le fughe. Ma poi, a poco a poco, i personaggi ti entrano dentro, riuscendo ad assurgere a un'universalità fatta di pensieri improvvisi, desideri e dolori inaspettati. Carver riesce a mostrare la vita più che a dirla, usando poche descrizioni e tanti dialoghi, a volte reali ma spesso addirittura via via immaginati. Fino a creare un mondo dove le persone appaiono e scompaiono dalla visuale, come quelli che incontriamo per caso o ci appartengono per poco tempo, tanti quadri di uno stesso "on the road" che però, a ripensarci, lasciano il segno. Anche se le vicende sono tutte, a loro modo, tragiche, sono attraversate da un sottile filo di speranza, che s'incarna ogni volta in una persona, una cosa o un gesto illuminante e fa intravedere una via d'uscita, facendosi spiraglio anche per il lettore. I racconti migliori, da questo punto di vista, sono il già citato Cattedrale e Una cosa piccola ma buona. Un'autore da conoscere. Anche per chi non ama i racconti, questa raccolta è imprescindibile.
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Complimenti, ottima rece!!!