Dettagli Recensione
IL libro. Punto.
Avete presente quando vi chiedono "quali libri portereste su di un'isola deserta?"
Ecco, questo è il mio. Non me ne servono altri. L'ho letto decine di volte ed ogni volta è meglio della precedente. Lo so a memoria (e stento a parlare di Memoria, c'è un solo uomo che ha diritto di parlarne, e quest'uomo è Funès) ma ogni volta mi sorprendo a scoprire nuove sfumature, o a gustare ancor più pienamente le vecchie... ma basta parlare di me.
Se cercate Borges in un'enciclopedia, in genere trovate tigri, specchi, gaucho, labirinti e riferimenti colti (veri o fittizi che siano). E questo c'è anche qui, ma pensare che sia tutto qui è come dire che un uomo sia idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto e cento altri elementi chimici. E' vero, ma direste che un uomo è solo questo?
La dimensione di Borges è il racconto, e qui raggiunge forse i migliori esempi che si possano trovare nella letteratura mondiale. Prosa curata, efficace, precisa, meno descrittiva che evocativa, in poche pagine ti fa entrare in un mondo alternativo, in una biblioteca inimmaginabile ma non infinita, in una città dove il caso regna sui destini dei suoi abitanti, in un giardino dove si incrociano molti destini, in casa di una persona particolarmente brava a ricordare, e molto altro ancora. E una volta finito il racconto ti trovi lì, dov'eri prima, ma con una consapevolezza diversa della tua vita e delle mille possibilità dell'ingegno umano.
In questo libro c'è un mondo, ci sono molti mondi: Borges li racconta per accenni, per indizi, per accumulazioni successive; sta poi al lettore comprendere e completare, per arricchirsi e godere di questo fantastico narratore.