Dettagli Recensione
Pessimismo antropologico
La lettura del romanzo di Golding inevitabilmente mi ha riportato alla mente la riflessione filosofica che tra il 1600-700 si interrogò sull'essenza della natura umana e sulla condizione dei primi uomini, gli uomini dello stato di natura. Se da una parte Rousseau esaltava la bontà e la semplicità dei primitivi, contribuendo con il suo pensiero alla creazione del mito del buon selvaggio, dall'altra parte l'antropologia di Hobbes in maniera cruda e brutale rappresentava una condizione del tutto diversa. Ebbene a mio parere il modello antropologico di Golding è molto simile a quello di Hobbes. L'uomo lontano dalla civiltà è l'apoteosi dell'egoismo e della violenza, la stessa ragione (nel senso lato del termine) è usata per finalità perverse, per perseguire quasi scientificamente i propri intenti malvagi. Venendo meno la legge, l'arbitrio si erge ad unica legge. Questo è quello che accade ne Il signore delle mosche. All'inizio i giovani naufraghi cercano di ricreare una società civile con ben precise regole da rispettare e compiti da svolgere, per poi degenerare alla fine nella barbarie, nell'ordalia, nel furore orgiastico della cieca violenza.
Un romanzo crudo, spesso ansiogeno ma comunque da leggere. L'unica nota negativa è legata ad alcune pecche stilistiche, spesso i dialoghi infatti sono concitati e confusionari, probabilmente l'intento dell'autore era quello di trasmettere la confusione dei personaggi, ma la comprensione spesso è messa a dura prova.