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Frozen souls
Devo dire che ho sofferto moltissimo leggendo questo libro. Probabilmente perchè, pur amando il freddo, maledico l'inverno tutte le volte che mi si gelano i piedi.
E non sono poche.
L'idea del freddo descritto mi cristallizza la poca materia griga in mio possesso e rallenta in una overdose di miopia la lettura delle parole brucianti di ghiaccio e di dolore.
Letto piano,per paura di spezzarmi,per rispetto, per onorare quei quarantotto chili per un metro e ottanta. Non so dire se mi è piaciuto: la morte lenta e l'impotenza a cui la crudeltà condanna non piacciono a nessuno.
Letto per dovere,per sapere, per non ignorare mai, nella vita quasi agiata e senza la paura dell'essere deportata veramente,che la dignità è una conquista, non una dote naturale.
Dopo, dopo tutte le pagine, i pidocchi, la fame, le violenze della guardia che spia il viaggio in latrina per accusarti - inquisitore malvagio - di inutile lazzaronismo,dopo ogni singolo normale impossibile gesto, che resta sospeso e negato, - lo sputo che si congela prima di toccare terra - ti viene voglia di folla, di gente, di fisarmoniche, di voci nelle strade luci nella case, di vin brulè, di amici e chiacchiere affettuose davanti al camino.Hai voglia di abbracciare chi ti ama e di sentire gli affetti lontani. Perchè è come se tutto il ghiaccio delle parole scivolate nella pancia, avessero gelato anche la lingua del cuore. E allora, dopo, solo dopo che hai ritrovato calore nelle tue cose, ti dici anche che, nonostante tutto, la fortuna in questo tempo ,ti ha baciato. Col rossetto...