Dettagli Recensione
Crudezza non richiesta
Mi è difficile recensire Bukowski.
Vedo in lui una potenziale innovazione spesa per le cause più inutili.
Per cui mi sa che sta per partire una recensione altamente femminista e conservatrice.
Avrò molto da criticare sui contenuti, perciò parto subito dallo stile: sgradevole e a tratti indisponente. Innanzitutto occorre dire che questo non è un romanzo, ma una raccolta di racconti che in partenza dovevano essere organici tra loro. Per me non hanno ragione d’esistere: voglio dire, un inizio inutile (ho letto in giro, c’è chi parla di racconto visionario e profetico, mah) è perfettamente legato ad un finale al di sotto della mediocrità. Poi non ci posso far niente, amo le novità (come ad esempio i neologismi di Benni) ma la grammatica non si può modificare. Virgole inesistenti, discorsi che iniziano con un soggetto e finiscono con un altro (quando finiscono, ovviamente), carattere minuscolo dopo il punto… è l’inferno per me. Per quanto mi riguarda, lo stile di Bukowski è irritante e irritato.
E già questo è servito a indispormi.
Ma parliamo del vero ostacolo che mi ha reso la lettura oltremodo sdegnata. I contenuti.
Le storie hanno dell'incredibile, ma un incredibile troppo sfrontato e irreale.
L’elemento principale è il sesso, ben descritto e accompagnato da parolacce ed espressioni poco fini. Io capisco tutto: la Beat generation, l’anticonformismo, l’underground ma c’era bisogno di tutto questo ‘baccano’? Il sale all’interno della lettura è ben accetto, ma quando è troppo è troppo. Non voglio passare per la santerellina che viene sconvolta dalla lettura delle parolacce, ma dopo un po’ diventano fastidiose.
Altro argomento ricorrente: l’alcolismo. Un racconto ogni tanto ci sta, ma far gravitare tutto sempre intorno ad un bar ed una bottiglia di rum è stancante.
Per non parlare della figura della donna: un tantino misogino, il Buk. Per lui siamo pazze, esseri nati per servire l’uomo in tutto e per tutto, per non parlare e non pensare, per essere tradite, picchiate, violentate a piacimento. Ovviamente se l’essere in questione ha un bel culo. In caso contrario, adios: razza da non considerare. Perfetto, ci hai preso eh! Siamo esattamente così!
L’eleganza o si ha o non si ha: e Bukowski non solo non l’aveva, ma non voleva neanche averne. E’ questo quello che mi disturba di più.
Potrei andare avanti, ma mi sale il nervoso e preferisco tacere.
Perché ho continuato a leggerlo e non l’ho abbandonato? Volevo capire. Capire perché c’è tutto questo gran parlare di lui, perché è così letto, perché è così adorato. L’ho letto tutto. E non l’ho capito.
Oh, non m’è calato. Che posso farci?
Lapidatemi.
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Commenti
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E per quanto a volte possa non condividere il suo essere, sono sempre rimasta rapita dai suoi libri.
Ma com'è ovvio, un libro, uno stile, uno scrittore... non possono piacere a tutti. Però è sempre bello leggere una critica argomentata e non semplicemente accusatrice.
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E un'altra cosa: bella recensione, argomentata.. ma.. allo zio Hank non interessava il "bel culo". Lui era più da "BCR: basta che respira" :)