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Notte buia, niente stelle
 
Notte buia, niente stelle 2011-07-13 07:14:07 Stefp
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Stefp Opinione inserita da Stefp    13 Luglio, 2011
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Notte buia, niente stelle

Quattro racconti, quasi quattro romanzi. In “1922”, Wilfred, un agricoltore, pianifica e mette in atto l'omicidio della moglie rea di voler vendere la terra per andare a vivere in città, coinvolgendo e facendosi aiutare dal figlio minorenne. Il racconto più horror dei quattro, raccontato, attraverso una confessione scritta, in prima persona dall'omicida. Bellissima ambientazione nel profondissimo country, tra le due guerre con bellissimi personaggi. Forse il più bello dei quattro.
In “Maxicamionista” una scrittrice di successo viene stuprata e abbandonata perché creduta morta. Si trasformerà da tranquilla scrittrice in cacciatrice di vendetta. Forse il più debole dei quattro, ma con una trasformazione psicologica della protagonista apprezzabile.
Poi “La giusta estensione”; un malato di cancro incontra un venditore ambulante che altri non è che un demone che gli propone un'estensione di vita, in cambio di..... Il classico patto col Diavolo. Qui affiora il paranormale tanto caro al nostro Stephen King.
Infine “Un bel matrimonio”; per caso Darcy scopre un terribile segreto custodito dal marito per tantissimi anni, un segreto che sconvolge una tranquilla, quasi noiosa, ma tutto sommato, bella vita matrimoniale di una coppia piccolo borghese. Con chi ho vissuto tutti questi anni? E ora che fare?
Denominatore comune delle quattro vicende una tranquilla esistenza di persone comuni improvvisamente sconvolta da un evento imprevedibile e irrimediabile e quindi Stephen King avvia magistralmente l'escalation di pazzia, orrore, perdizione o vendetta e salvezza. Un gorgo impietoso, inevitabile che trascina dentro i propri personaggi e noi che leggiamo, non prima di averci comunque profondamente turbato, con la capacità che ha di farci calare nei panni dei suoi protagonisti, a chiederci: cosa farei io?
Non leggevo Stephen King da “La bambina che amava Ton Gordon”, ed è stato come reincontrare un caro amico e scoprire dopo anni che il feeling è sempre quello, acceso, lì sotto la cenere. Non mi mancava lo Stephen King infarcito di paranormale, ma questo, con i personaggi vivi, veri, i dialoghi perfetti, reali, le ottime ambientazioni dove sembra di aver sempre vissuto, il senso di angoscia, di terrore che sale, è una grande riscoperta.
Piacevolissima la postilla dove lo stesso King parla con il lettore e spiega anche come ha pensato a queste storie; dovrebbero metterla tutti gli scrittori.
“....Nei miei lettori voglio provocare una reazione emotiva, quasi viscerale. Il mio scopo non è farli pensare MENTRE leggono...”
Obbiettivo centrato!

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