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Il cappotto
Pietroburgo, metà ottocento, Akakij Akakievic è un impiegato grigio, mediocre, insignificante, deriso dai colleghi, che ha una sola passione e un solo scopo nella vita: il lavoro. Copiare documenti è tutto quello che sa e vuole fare. Il freddissimo inverno russo gli suggerisce che è ora di cambiare il proprio cappotto, liso, consunto, come la sua vita. Con sacrifici e rinunce mette da parte i soldi necessari e si fa confezionare il nuovo cappotto. La sua vita cambia; si sente più forte e determinato, i colleghi si complimentato con lui, tutto diventa più bello ed interessante, ma non durerà molto; una sera viene aggredito e derubato del nuovo cappotto.
Il cappotto è uno dei racconti Pietroburghesi di Gogol; letteratura russa di duecento anni fa. Una pennellata realista della società piccolo borghese di Pietroburgo i cui personaggi vivono esistenze misere, grigie, dove il possesso di un bel cappotto cambia la propria vita ai propri occhi e a quelli degli altri, dove sei giudicato e valutato per quello che hai, un consumismo ante litteram ancora lontano dall'essere spazzato via dalla Rivoluzione. Il racconto di Gogol sfuma dal realismo della descrizione di Pietroburgo e dei suoi abitanti al grottesco della trafila per la denuncia del furto e dei personaggi dell'apparato burocratico incontrati, al surreale del finale e lo fa attraverso una descrizione tragicomica e satirica della società del tempo. Un racconto piacevole, precursore di tanta letteratura.
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Spero di farlo presto.